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dodici di quelli che andavano, come in que’ tempi si diceva, per la maggiore, e dodici per la minore, e che l’insegna di quella fusse una cazzuola, alla quale aggiunsero poi quelle botticine nere che hanno il capo grosso e la coda, le quali si chiamano in Toscana cazzuole. Il loro avvocato era Santo Andrea, il giorno della cui festa celebravano solennemente, facendo una cena e convito, secondo i loro capitoli, bellissimo. I primi di questa Compagnia, che andavano per la maggiore, furono Iacopo Bottegai, Francesco Rucellai, Domenico suo fratello, Giovambatista Ginori, Girolamo del Giocondo, Giovanni Miniati, Niccolò del Barbigia, Mezzabotte suo fratello, Cosimo da Panzano, Matteo suo fratello, Marco Iacopi, Pieraccino Bartoli; e per la minore, ser Bastiano Sagginotti, ser Raffaello del Beccaio, ser Cecchino de’ Profumi, Giuliano Bugiardini pittore, Francesco Granacci pittore, Giovanfrancesco Rustici, Feo gobbo, il Talina sonatore suo compagno, Pierino Piffero, Giovanni Trombone et il Baia bombardiere. Gl’aderenti furono Bernardino di Giordano, il Talano, il Caiano, maestro Iacopo del Bientina e Messer Giovambatista di Cristofano ottonaio, araldi ambedue della signoria, Buon Pocci e Domenico Barlacchi. E non passarono molti anni (tanto andò crescendo in nome) facendo feste e buon tempi, che furono fatti di essa Compagnia della Cazzuola il signor Giuliano de’ Medici, Ottangolo Benvenuti, Giovanni Canigiani, Giovanni Serristori, Giovanni Gaddi, Giovanni Bandini, Luigi Martelli, Paulo da Romena e Filippo Pandolfini gobbo. E con questi in una medesima mano, come aderenti, Andrea del Sarto dipintore, Bartolomeo Trombone musico, ser Bernardo Pisanello, Piero cimatore, il Gemma merciaio et ultimamente maestro Manente da San Giovanni medico. Le feste che costoro feciono in diversi tempi furono infinite, ma ne dirò solo alcune poche per chi non sa l’uso di queste Compagnie che oggi sono, come si è detto, quasi del tutto dismesse. La prima della Cazzuola, la quale fu ordinata da Giuliano Bugiardini, si fece in un luogo detto l’Aia, da Santa Maria Nuova, dove dicemo disopra, che furono gettate di bronzo le porte di San Giovanni. Quivi dico, avendo il signor della Compagnia comandato che ognuno dovesse trovarsi vestito in che abito gli piaceva, con questo che coloro che si scontrassero nella maniera del vestire et avessero una medesima foggia fussero condennati, comparsero all’ora deputata le più belle e più bizzarre stravaganze d’abiti che si possano imaginare; venuta poi l’ora di cena, furon posti a tavola secondo le qualità de’ vestimenti. Chi aveva abiti da principi ne’ primi luoghi, i ricchi e gentiluomini appresso, et i vestiti da poveri negl’ultimi e più bassi gradi, ma se dopo cena si fecero delle feste e de’ giuochi, meglio è lasciare che altri se lo pensi, che dirne alcuna cosa. A un altro pasto che fu ordinato dal detto Bugiardino e da Giovanfrancesco Rustici, comparsero gl’uomini della Compagnia, sì come avea il signor ordinato, tutti in abito di muratori e manovali: cioè quelli che andavano per la maggiore con la cazzuola che tagliasse et il martello a cintola, e quegli che per la minore vestiti da manovali col vassoio e manovelle da far lieva e la cazzuola sola a cintola. Et arrivati tutti nella prima stanza, avendo loro mostrato il signore la pianta d’uno edifizio che si aveva da murare per la Compagnia, e dintorno a quello messo a tavola i maestri, i manovali