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Monte Mario, dove sono animali, grottesche, festoni e fregiature tanto belle, che pare in questa Giovanni aver voluto vincere e superare se medesimo. Onde meritò da quel cardinale, che molto amò la virtù sua, oltre molti benefizii avuti per suoi parenti, d’aver per sé un canonicato di Civitale nel Friuli, che da Giovanni fu poi dato a un suo fratello. Avendo poi a fare al medesimo cardinale, pur in quella vigna, una fonte dove getta in una testa di liofante di marmo per il niffolo, imitò in tutto e per tutto il tempio di Nettunno (stanza poco avanti stata trovata fra l’antiche ruine di palazzo maggiore, adorna tutta di cose naturali marine, fatti ottimamente poi varii ornamenti di stucco) anzi superò di gran lunga l’artifizio di quella stanza antica col fare sì belli e bene accommodati quegl’animali, conchiglie et altre infinite cose somiglianti. E dopo questa fece un’altra fonte, ma selvatica, nella concavità d’un fossato circondato da un bosco, facendo cascare con bello artifizio da tartari e pietre di colature d’acqua, gocciole e zampilli che parevano veramente cosa naturale; e nel più alto di quelle caverne e di que’ sassi spugnosi, avendo composta una gran testa di leone a cui facevano ghirlanda intorno fila di capelvenere et altre erbe artifiziosamente quivi accommodate, non si potria credere quanta grazia dessono a quel salvatico in tutte le parti bellissimo et oltre ad ogni credenza piacevole. Finita quest’opera, poi che ebbe donato il cardinale a Giovanni un cavalierato di S. Piero, lo mandò a Fiorenza, acciò che, fatta nel palazzo de’ Medici una camera, cioè in sul canto dove già Cosimo vecchio edificator di quello avea fatta una loggia per commodo e ragunanza de’ cittadini, secondo che allora costumavano le famiglie più nobili, la dipignesse tutta di grottesche e di stucchi. Essendo stata adunque chiusa questa loggia con disegno di Michelagnolo Buonarroti e datole forma di camera, con due finestre inginocchiate, che furono le prime di quella maniera fuora de’ palazzi ferrate, Giovanni lavorò di stucchi e pitture tutta la volta, facendo in un tondo le sei palle, arme di casa Medici, sostenute da tre putti di rilievo con bellissima grazia et attitudine. Oltra di questo vi fece molti bellissimi animali e molte bell’imprese degl’uomini e signori di quella casa illustrissima, con alcune storie di mezzo rilievo fatte di stucco; e nel campo fece il resto di pitture, fingendole di bianco e nero a uso di camei, tanto bene, che non si può meglio imaginare. Rimase sotto la volta quattro archi di braccia dodici l’uno et alti sei, che non furono per allora dipinti, ma molti anni poi da Giorgio Vasari, giovinetto di diciotto anni, quando serviva il duca Alessandro de’ Medici suo primo signore l’anno 1535; il qual Giorgio vi fece storie de’ fatti di Giulio Cesare, alludendo a Giulio cardinale sopra detto, che l’aveva fatta fare. Dopo fece Giovanni a canto a questa camera in una volta piccola a mezza botte alcune cose di stucco, basse basse, e similmente alcune pitture che sono rarissime. Le quali ancor che piacessero a que’ pittori che allora erano a Fiorenza, come fatte con fierezza e pratica maravigliosa e piene d’invenzioni terribili e capricciose, però che erano avezzi a una loro maniera stentata et a fare ogni cosa che mettevano in opera con ritratti tolti dal vivo, come non risoluti non le lodavano interamente, né si mettevano, non ne bastando per aventura loro l’animo, ad imitarle. Essendo poi tornato Giovanni