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poi con Ridolfo, ritiratosi da per sé fece molte opere e ritratti di naturale. In San Iacopo tra’ Fossi è di mano di questo Antonio in una tavola San Francesco e Santa Madalena a’ piè d’un crucifisso, e ne’ Servi, dietro all’altar maggiore, un San Michelagnolo ritratto dal Ghirlandaio nell’ossa di Santa Maria Nuova. Fu anche discepolo di Ridolfo, e si portò benissimo, Mariano da Pescia, di mano del quale è un quadro di Nostra Donna con Cristo fanciullo, Santa Lisabeta e San Giovanni, molto ben fatti, nella detta cappella di palazzo, che già dipinse Ridolfo alla signoria. Il medesimo dipinse di chiaro scuro tutta la casa di Carlo Ginori nella strada che ha da quella famiglia il nome, facendovi storie de’ fatti di Sansone, con bellissima maniera; e se costui avesse avuto più lunga vita che non ebbe, sarebbe riuscito eccellente. Discepolo parimente di Ridolfo fu Toto del Nunziata, il quale fece in S. Piero Scheraggio con Ridolfo una tavola di Nostra Donna col Figliuolo in braccio e due Santi; ma sopra tutti gl’altri, fu carissimo a Ridolfo un discepolo di Lorenzo di Credi, il quale stette anco con Antonio del Ceraiolo, chiamato Michele, per essere d’ottima natura e giovane che conduc[ev]a le sue opere con fierezza e senza stento. Costui dunque, seguitando la maniera di Ridolfo, lo ragiunse di maniera, che dove avea da lui a principio il terzo dell’utile, si condussero a fare insieme l’opere a metà del guadagno. Osservò sempre Michele Ridolfo come padre e l’amò e fu da lui amato di maniera, che come cosa di lui è stato sempre et è ancora, non per altro cognome conosciuto, che per Michele di Ridolfo. Costoro dico, che s’amarono come padre e figliuolo, lavorarono infinite opere insieme e di compagnia; e prima per la chiesa di S. Felice in Piazza, luogo allora de’ monaci di Camaldoli, dipinsero in una tavola Cristo e la Nostra Donna in aria, che pregano Dio Padre per il popolo da basso, dove sono ginocchioni alcuni Santi. In Santa Felicita fecero due capelle a fresco, tirate via praticamente: in una è Cristo morto con le Marie e nell’altra l’Assunta con alcuni Santi. Nella chiesa delle monache di San Iacopo dalle Murate feciono un tavola per il vescovo di Cortona de’ Bonafé; e dentro al monasterio delle donne di Ripoli, in un’altra tavola la Nostra Donna e certi Santi; alla capella de’ Segni sotto l’organo, nella chiesa di Santo Spirito, fecero similmente in una tavola la Nostra Donna, Sant’Anna e molti altri Santi. Alla Compagnia de’ Neri, in un quadro, la decollazione di S. Giovanni Battista, et in borgo S. Friano alle monachine, in una tavola, la Nunziata. A Prato in S. Rocco, in un’altra, dipinsero S. Rocco, San Bastiano e la Nostra Donna in mezzo. Parimente nella Compagnia di S. Bastiano, a lato a S. Iacopo sopr’Arno, fecero una tavola, dentrovi la Nostra Donna, S. Bastiano e S. Iacopo; et a S. Martino alla Palma un’altra, e finalmente al signor Alessandro Vitelli, in un quadro che fu mandato a Città di Castello, una Sant’Anna che fu posta in San Fiordo alla capella di quel signore. Ma perché furono infinite l’opere et i quadri che uscirono dalla bottega di Ridolfo e molto più i ritratti di naturale, dirò solo che da lui fu ritratto il signor Cosimo de’ Medici quando era giovinetto, che fu bellissima opera e molto somigliante al vero; il qual quadro si serba ancor oggi nella guardaroba di sua eccellenza. Fu Ridolfo spedito e presto dipintore in certe cose e particolarmente in apparati di feste; onde fece nella venuta di Carlo V imperadore a Fiorenza, in dieci giorni, un arco al canto alla Cuculia,