Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/250

vi fece, come si disse nella sua vita, Mariotto Albertinelli. Condusse dunque Ridolfo a fine con molta sodisfazione degl’uomini di quella Compagnia le due tavole, facendo in una San Zanobi che risuscita nel borgo degl’Albizi di Fiorenza un fanciullo, che è storia molto pronta e vivace, per esservi teste assai ritratte di naturale et alcune donne che mostrano vivamente allegrezza e stupor nel vedere risuscitare il putto e tornargli lo spirito, e nell’altra è quando da sei vescovi è portato il detto San Zanobi morto da San Lorenzo, dove era prima sotterrato, a Santa Maria del Fiore e che, passando per la piazza di San Giovanni, un olmo che vi era secco, dove è oggi per memoria del miracolo una colonna di marmo con una croce sopra, rimise subito, che fu per voler di Dio tocco dalla cassa dove era il corpo santo, le frondi e fece fiori. La quale pittura non fu men bella che l’altre sopra dette di Ridolfo; e perché queste opere furono da questo pittore fatte vivendo ancor Davit suo zio, n’aveva quel buon vecchio grandissimo contento e ringraziava Dio d’esser tanto vivuto, che vedea la virtù di Domenico quasi risorgere in Ridolfo. Ma finalmente essendo d’anni settantaquattro, mentre si apparecchiava così vecchio per andare a Roma a prendere il santo giubileo, s’ammalò e morì l’anno 1525, e da Ridolfo ebbe sepoltura in Santa Maria Novella, dove gl’altri Ghirlandai. Avendo Ridolfo un suo fratello negl’Angeli di Firenze, luogo de’ monaci di Camaldoli, chiamato don Bartolomeo, il quale fu religioso veramente costumato e da bene, Ridolfo, che molto l’amava, gli dipinse nel chiostro che risponde in sull’orto, cioè nella loggia dove sono di mano di Paulo Ucello dipinte di verdaccio le storie di San Benedetto, entrando per la porta dell’orto a man ritta, una storia dove il medesimo santo sedendo a tavola con due Angeli a torno, aspetta che da Romano gli sia mandato il pane nella grotta, et il diavolo ha spezzato la corda co’ sassi; et il medesimo che mette l’abito a un giovane. Ma la miglior figura di tutte quelle che sono in quell’archetto è il ritratto d’un nano, che allora stava alla porta di quel monastero; nel medesimo luogo, sopra la pila dell’acqua santa, all’entrare in chiesa, dipinse a fresco di colori una Nostra Donna col Figliuolo in collo et alcuni Angioletti a torno bellissimi. E nel chiostro, che è dinanzi al capitolo, sopra la porta d’una capelletta dipinse a fresco in un mezzo tondo San Romualdo con la chiesa dell’eremo di Camaldoli in mano, e non molto dopo, un molto bel cenacolo che è in testa del refettorio dei medesimi monaci, e questo gli fece fare don Andrea Doffi abbate, il quale era stato monaco di quel monasterio e vi si fece ritrarre da basso in un canto. Dipinse anco Ridolfo nella chiesina della Misericordia in sulla piazza di San Giovanni in una predella tre bellissime storie della Nostra Donna, che paiono miniate, et a Matio Cini in sull’angolo della sua casa, vicino alla piazza di Santa Maria Novella in un tabernacoletto la Nostra Donna, San Matia apostolo, San Domenico e due piccioli figliuoli di esso Matio ginocchioni, ritratti di naturale; la qual opera, ancor che piccola, è molto bella e graziosa. Alle monache di San Girolamo dell’Ordine di San Francesco de’ zoccoli, sopra la costa di San Giorgio, dipinse due tavole: in una è San Girolamo in penitenza molto bello, e sopra nel mezzo tondo una Natività di Gesù Cristo, e nell’altra, che è dirimpetto a questa, è una Nunziata, e sopra nel mezzo tondo Santa Maria Madalena