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VITA DI BENVENUTO GAROFALO E DI GIROLAMO DA CARPI PITTORI FERRARESI E D’ALTRI LOMBARDI


N questa parte delle Vite, che noi ora scriviamo, si farà brievemente un raccolto di tutti i migliori e più eccellenti pittori, scultori et architetti che sono stati a’ tempi nostri in Lombardia, dopo il Mantegna, il Costa, Boccaccino da Cremona et il Francia bolognese, non potendo fare la vita di ciascuno in particolare, e parendomi a bastanza raccontare l’opere loro; la qual cosa io non mi sarei messo a fare, né a dar di quelle giudizio se io non l’avessi prima vedute. E perché dall’anno 1542 insino a questo presente 1566 io non aveva, come già feci, scorsa quasi tutta l’Italia, né veduto le dette et altre opere, che in questo spazio di ventiquattro anni sono molto cresciute, io ho voluto, essendo quasi al fine di questa mia fatica, prima che io le scriva, vederle e con l’occhio farne giudizio. Per che, finite le già dette nozze dell’illustrissimo signor don Francesco Medici, prencipe di Fiorenza e di Siena, mio signore, e della serenissima reina Giovanna d’Austria, per le quali io era stato due anni occupatissimo nel palco della principale sala del loro palazzo, ho voluto senza perdonare a spesa o fatica veruna, rivedere Roma, la Toscana, parte della Marca, l’Umbria, la Romagna, la Lombardia e Vinezia, con tutto il suo dominio, per rivedere le cose vecchie e molte che sono state fatte dal detto anno 1542 in poi. Avendo io dunque fatto memoria delle cose più notabili e degne d’esser poste in iscrittura, per non far torto alla virtù di molti, né a quella sincera verità che si aspetta a coloro che scrivono istorie di qualunche maniera, senza passione d’animo verrò scrivendo quelle cose che in alcuna parte mancano alle già dette, senza partirmi dall’ordine della storia, e poi darò notizia dell’opere d’alcuni che ancora son vivi e che hanno cose eccellenti operato et operano, parendomi che così richieggia il merito di molti rari e nobili artefici. Cominciandomi dunque dai ferraresi, nacque Benvenuto Garofalo in Ferrara l’anno 1481 di Piero Tisi, i cui maggiori erano stati per origine padoani. Nacque, dico, di maniera inclinato alla pittura, che ancor piccolo fanciulletto, mentre andava alla scuola di leggere, non faceva altro che disegnare, dal quale esercizio, ancor che crescesse, il padre, che avea la pittura per una baia, di distorlo non fu mai possibile. Per che, veduto il padre che bisognava secondare la natura di questo suo figliuolo, il quale non faceva altro giorno e notte che disegnare, finalmente l’acconciò in Ferrara con Domenico Laneto, pittore in quel tempo di qualche nome, se bene avea la maniera secca e stentata; col quale Domenico, essendo stato Benvenuto alcun tempo, nell’andare una volta a Cremona gli venne veduto nella cappella maggiore del Duomo di quella città, fra l’altre cose di mano di Boccaccino Boccacci