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Nostra Donna col Figliuolo in collo e poi al San Cristofano gigante un altro Cristo piccolo sopra la spalla, la quale cosa, oltre che parea mostruosa, non si poteva accomodare né fare un gigante di sei in una tavola di quattro braccia. Giorgio adunque, disideroso di servire Bernardino, gli fece un disegno di questa maniera: pose sopra le nuvole la Nostra Donna con un sole dietro le spalle et in terra fece San Cristofano ginocchioni, con una gamba nell’acqua da uno de’ lati della tavola, e l’altra in atto di moverla per rizzarsi, mentre la Nostra Donna gli pone sopra le spalle Cristo fanciullo con la palla del mondo in mano; nel resto della tavola poi aveva da essere accomodato in modo San Iacopo e gl’altri Santi, che non si sarebbono dati noia. Il quale disegno piacendo a Bernardino, si sarebbe messo in opera, ma perché in quello si morì, la cappella si rimase a quel modo agl’eredi, che non hanno fatto altro. Mentre dunque che Simone lavorava la detta cappella, passando per Arezzo Antonio da San Gallo, il quale tornava dalla fortificazione di Parma et andava a Loreto a finire l’opera della cappella della Madonna, dove aveva aviati il Tribolo, Raffaello Monte Lupo, Francesco giovane da San Gallo, Girolamo da Ferrara e Simon Cioli et altri intagliatori, squadratori e scarpellini, per finire quello che alla sua morte aveva lasciato Andrea Sansovino imperfetto, fece tanto che condusse là Simone a lavorare, dove gl’ordinò che non solo avesse cura agl’intagli, ma all’architettura ancora et altri ornamenti di quell’opera. Nelle quali commessioni si portò il Mosca molto bene, e, che fu più, condusse di sua mano perfettamente molte cose et in particolare alcuni putti tondi di marmo che sono in sui frontespizii delle porte, e, se bene ve ne sono anco di mano di Simon Cioli, i migliori, che sono rarissimi, son tutti del Mosca. Fece similmente tutti i festoni di marmo che sono a torno a tutta quell’opera, con bellissimo artifizio e con graziosissimi intagli e degni di ogni lode. Onde non è maraviglia se sono amirati et in modo stimati questi lavori, che molti artefici da’ luoghi lontani si sono partiti per andargli a vedere. Antonio da San Gallo adunque, conoscendo quanto il Mosca valesse in tutte le cose importanti, se ne serviva con animo. Un giorno, porgendosegli l’occasione di remunerarlo e fargli conoscere quanto amasse la virtù di lui, perché essendo, dopo la morte di papa Clemente, creato sommo pontefice Paulo Terzo Farnese, il quale ordinò, essendo rimasa la bocca del pozzo d’Orvieto imperfetta, che Antonio n’avesse cura, esso Antonio vi condusse il Mosca acciò desse fine a quell’opera, la quale aveva qualche difficultà et in particulare nell’ornamento delle porte, perciò che, essendo tondo il giro della bocca, colmo di fuori e dentro voto, que’ due circoli contendevano insieme e facevano difficoltà nell’accomodare le porte quadre con l’ornamento di pietra. Ma la virtù di quell’ingegno pellegrino di Simone accomodò ogni cosa e condusse il tutto con tanta grazia e perfezzione, che niuno s’avede che mai vi fusse difficultà. Fece dunque il finimento di questa bocca e l’orlo di macigno et il ripieno di mattoni, con alcuni epitaffi di pietra bianca bellissimi et altri ornamenti, riscontrando le porte del pari; vi fece anco l’arme di detto papa Paulo Farnese di marmo, anzi, dove prima erano fatte di palle per papa Clemente che aveva fatto quell’opera, fu forzato il Mosca, e gli riuscì benissimo, a fare delle palle di rilievo, gigli, e così a mutare