Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/176

numero di lavoranti, però che tutte le fabriche d’Arezzo passavano per le sue mani, condusse fra molti altri Simone in Arezzo, dove gli diede a fare per la casa degl’eredi di Pellegrino da Fossombrone, cittadino aretino, la qual casa avea già fatta fare Messer Piero Geri, astrologo eccellente, col disegno d’Andrea Sansovino, e dai nepoti era stata venduta, per una sala un camino di macigno et un acquaio di non molta spesa. Messovi dunque mano e cominciato Simone il cammino lo pose sopra due pilastri, facendo due nicchie nella grossezza di verso il fuoco e mettendo sopra i detti pilastri architrave, fregio e cornicione et un frontone di sopra con festoni e con l’arme di quella famiglia. E così continuando, lo condusse con tanti e sì diversi intagli e sottile magistero, che ancor che quell’opera fusse di macigno, diventò nelle sue mani più bella che se fusse di marmo e più stupenda, il che gli venne anco fatto più agevolmente, però che quella pietra non è tanto dura quanto il marmo e più tosto renosiccia che no. Mettendo dunque in questo lavoro un’estrema diligenza, condusse ne’ pilastri alcuni trofei, di mezzo tondo e basso rilievo, più belli e più bizzarri che si possano fare; con celate, calzari, targhe, turcassi et altre diverse armadure; vi fece similmente maschere, mostri marini et altre graziose fantasie, tutte in modo ritratte e traforate, che paiono d’argento. Il fregio poi, che è fra l’architrave et il cornicione, fece con un bellissimo girare di fogliami, tutto traforato e pien d’uccelli, tanto ben fatti, che paiano in aria volanti, onde è cosa maravigliosa vedere le piccole gambe di quelli, non maggiori del naturale, essere tutte tonde e staccate dalla pietra, in modo che pare impossibile. E nel vero, quest’opera pare più tosto miracolo che artifizio. Vi fece oltre ciò in un festone alcune foglie e frutte, così spiccate e fatte con tanta diligenza sottili, che vincono in un certo modo le naturali. Il fine poi di quest’opera sono alcune mascherone e candellieri veramente bellissimi; e se bene non dovea Simone in un’opera simile mettere tanto studio, dovendone essere scarsamente pagato da coloro che molto non potevano, nondimeno, tirato dall’amore che portava all’arte e dal piacere che si ha in bene operando, volle così fare; ma non fece già il medesimo nell’acquaio de’ medesimi, però che lo fece assai bello, ma ordinario. Nel medesimo tempo aiutò fare a Piero di Sobisso, che molto non sapea, molti disegni di fabriche, di piante di case, porte, finestre et altre cose attenenti a quel mestiero. In sulla cantonata degl’Albergotti, sotto la scuola e studio del comune, è una finestra fatta col disegno di costui assai bella. Et in Pelliceria ne son due nella casa di ser Bernardino Serragli, et in sulla cantonata del palazzo de’ Priori è di mano del medesimo un’arme grande di macigno di papa Clemente Settimo. Fu condotta ancora di suo ordine e parte da lui medesimo una cappella di macigno d’ordine corinto, per Bernardino di Cristofano da Giuovi, che fu posta nella Badia di Santa Fiore, monasterio assai bello in Arezzo di monaci Neri. In questa cappella voleva il padrone far fare la tavola ad Andrea del Sarto e poi al Rosso, ma non gli venne fatto perché, quando da una cosa e quando da altra impediti, non lo poterono servire. Finalmente voltosi a Giorgio Vasari ebbe anco con esso lui delle difficultà e si durò fatica a trovar modo che la cosa si accomodasse. Perciò che, essendo quella cappella intitolata in San Iacopo et in San Cristofani, vi voleva colui la