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i figliuoli, e nel nostro libro ne sono di penna e di matita alcuni che non si può certamente far meglio. Rimase il marmo del gigante in maggior contesa che mai, perché Benvenuto era sempre intorno al Duca e per virtù d’un modello piccolo, che egli aveva fatto, voleva che ’l Duca glielo desse; dall’altra parte l’Ammannato, come quello era scultore di marmi e sperimentato in quelli più che Benvenuto, per molte cagioni giudicava che a lui s’appartenesse questa opera. Avvenne che a Giorgio bisognò andare a Roma col cardinale figliuolo del Duca, quando prese il cappello, al quale avendo l’Ammannato dato un modelletto di cera, secondo che egli desiderava di cavare del marmo quella figura et uno legno, come era appunto grosso e lungo e largo e bieco quel marmo, acciò che Giorgio lo mostrasse a Roma a Michelagnolo Buonarroti perché egli ne dicesse il parere suo, e così movesse il Duca a dargli il marmo, il che tutto fece Giorgio volentieri, questo fu cagione che ’l Duca dette commessione che e’ si turasse un arco della loggia di piazza e che l’Ammannato facesse un modello grande quanto aveva a essere il gigante. Inteso ciò Benvenuto, tutto in furia cavalcò a Pisa, dove era il Duca, dove dicendo lui che non poteva comportare che la virtù sua fusse conculcata da chi era da manco di lui e che desiderava di fare a concorrenza dell’Ammannato un modello grande nel medesimo luogo, volle il Duca contentarlo e gli concesse ch’e’ si turasse l’altro arco della loggia, e fece dar a Benvenuto le materie, acciò facesse come egli voleva il modello grande a concorrenza dell’Ammannato. Mentre che questi maestri attendevano a fare questi modelli e che avevano serrato le loro stanze, sì che né l’uno né l’altro poteva vedere ciò che il compagno faceva, benché fussino appiccate insieme le stanze, si destò maestro Giovan Bologna fiammingo scultore, giovane di virtù e di fierezza non meno che alcuno degli altri. Costui stando col signor don Francesco principe di Firenze, chiese a sua eccellenza di poter fare un gigante, che servisse per modello, della medesima grandezza del marmo et il principe ciò gli concesse. Non pensava già maestro Giovan Bologna d’avere a fare il gigante di marmo, ma voleva almeno mostrare la sua virtù e farsi tenere quello che egli era; avuta la licenza dal principe, cominciò ancora egli il suo modello nel convento di S. Croce. Non volle mancare di concorrere con questi tre Vincenzio Danti perugino, scultore giovane di minore età di tutti, non per ottenere il marmo, ma per mostrare l’animosità e l’ingegno suo. Così messosi a lavorare di suo nelle case di Messer Alessandro di Messer Ottaviano de’ Medici, condusse un modello con molte buone parti grande come gli altri. Finiti i modelli, andò il Duca a vedere quello dell’Ammannato e quello di Benvenuto, e piaciutogli più quello dell’Ammannato che quello di Benvenuto, si risolvé che l’Ammannato avesse il marmo e facesse il gigante, perché era più giovane di Benvenuto e più pratico né marmi di lui. Aggiunse all’inclinazione del Duca Giorgio Vasari, il quale con sua eccellenza fece molti buoni ufizi per l’Ammannato, vedendolo oltre al saper suo pronto a durare ogni fatica e sperando che per le sue mani si vedrebbe un’opera eccellente finita in breve tempo. Non volle il Duca allora vedere il modello di maestro Giovan Bologna, perché non avendo veduto di suo lavoro alcuno di marmo, non gli pareva che si gli