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figliolo aveva tirato innanzi: perciò che aveva inteso che a Roma il Buonarroto ne finiva uno, il quale aveva cominciato in un marmo grande, dove erano cinque figure, per metterlo in S. Maria Maggiore alla sua sepoltura. A questa concorrenza Baccio si messe a lavorare il suo con ogni accuratezza e con aiuti, tanto che lo finì. Et andava cercando in questo mezzo per le chiese principali di Firenze d’un luogo dove egli potesse collocarlo e farvi per sé una sepoltura, ma non trovando luogo che lo contentasse per sepoltura, si risolvé a una cappella nella chiesa de’ Servi, la quale è della famiglia de’ Pazzi. I padroni di questa cappella pregati dalla Duchessa concessono il luogo a Baccio, senza spodestarsi del padronato e delle insegne che v’erano di casa loro e solamente gli concessono che egli facesse uno altare di marmo e sopra quello mettesse le dette statue e vi facesse la sepoltura a’ piedi. Convenne ancora poi co’ frati di quel convento dell’altre cose appartenenti allo ufiziarla. In questo mezzo faceva Baccio murare l’altare et il basamento di marmo, per mettervi su queste statue, e finitolo disegnò mettere in quella sepoltura, dove voleva esser messo egli e la sua moglie, l’ossa di Michelagnolo suo padre, le quali aveva nella medesima chiesa fatto porre, quando e’ morì, in uno deposito; queste ossa di suo padre egli di sua mano volle pietosamente mettere in detta sepoltura, dove avvenne che Baccio, o che egli pigliasse dispiacere et alterazione d’animo nel maneggiar l’ossa di suo padre, o che troppo s’affaticasse nel tramutare quell’ossa con le proprie mani e nel murare i marmi, o l’uno o l’altro insieme, si travagliò di maniera, che sentendosi male et andatosene a casa et ogni dì più aggravando il male, in otto giorni si morì, essendo d’età d’anni settantadue, essendo stato fino allora robusto e fiero, senza aver mai provato molti mali mentre ch’e’ visse. Fu sepolto con onorate essequie e posto allato all’ossa del padre nella sopra detta sepoltura da lui medesimo lavorata, nella quale è questo epitaffio:

D.O.M. BACCIUS BANDINELLUS DIVI IACOBI EQUES SUB HAC SERVATORIS IMAGINE, A SE EXPRESSA, CUM IACOBA DONIA UXORE QUIESCIT. ANNO SALUTIS MDLIX.

Lasciò figliuoli maschi e femmine, i quali furono eredi di molte facultà, di terreni, di case e di danari, le quali egli lasciò loro, et al mondo lasciò l’opere da noi descritte di scultura e molti disegni in gran numero, i quali sono appresso