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nel luogo loro e scoperte ebbero la medesima fortuna che l’altre sue cose e furono con sonetti e con versi latini troppo crudelmente lacerate: avvenga che il senso di uno diceva che sì come Adamo et Eva, avendo con la loro disubbidienza vituperato il paradiso, meritorono d’essere cacciati, così queste figure vituperando la terra, meritano d’essere cacciate fuora di chiesa. Nondimeno le statue sono proporzionate et hanno molte belle parti, e se non è in loro quella grazia che altre volte s’è detto e che egli non poteva dare alle cose sue, hanno però arte e disegno tale, che meritano lode assai. Fu domandata una gentildonna, la quale s’era posta a guardare queste statue, da alcuni gentiluomini, quello che le paresse di questi corpi ignudi. Rispose: "Degli uomini non posso dare giudizio", et essendo pregata che della donna dicesse il parer suo, rispose che le pareva che quella Eva avesse due buone parti da essere commendata assai, perciò che ella è bianca e soda; ingegnosamente mostrando di lodare, biasimò copertamente e morse l’artefice e l’artifizio suo, dando alla statua quelle lode proprie de’ corpi femminili, le quali è necessario intendere della materia del marmo e di lui son vere, ma dell’opera e dell’artifizio no, perciò che l’artifizio quelle lode non lodano. Mostrò addunque quella valente donna che altro non si poteva secondo lei lodare in quella statua se non il marmo. Messe di poi mano Baccio alla statua di Cristo morto, il quale ancora non gli riuscendo come se l’era proposto, essendo già innanzi assai, lo lasciò stare, e preso un altro marmo ne cominciò un altro con attitudine diversa dal primo, et insieme con l’Angelo che con una gamba sostiene a Cristo la testa e con la mano un braccio, e’ non restò che l’una e l’altra figura finì del tutto, e dato ordine di porlo sopra l’altare, riuscì grande di maniera che, occupando troppo del piano, non avanzava spazio all’operazioni del sacerdote. Et ancora che questa statua fusse ragionevole e delle migliori di Baccio, nondimeno non si poteva saziare il popolo di dirne male e di levarne i pezzi, non meno tutta l’altra gente che i preti. Conoscendo Baccio che lo scoprire l’opere imperfette nuoce alla fama degli artefici nel giudizio di tutti coloro i quali o non sono della professione, o non se n’intendono, o non hanno veduto i modelli, per accompagnare la statua di Cristo e finire l’altare, si risolvé a fare la statua di Dio Padre, per la quale era venuto un marmo da Carrara bellissimo. Già l’aveva condotto assai innanzi, e fatto mezzo ignudo a uso di Giove, quando non piacendo al Duca, et a Baccio parendo ancora che egli avesse qualche difetto, lo lasciò così come s’era e così ancora si truova nell’Opera. Non si curava del dire delle genti, ma attendeva a farsi ricco et a comprare possessioni. Nel poggio di Fiesole comperò un bellissimo podere chiamato lo Spinello, e nel piano sopra San Salvi sul fiume d’Affrico un altro con bellissimo casamento, chiamato il Cantone, e nella via de’ Ginori una gran casa, la quale il Duca con danari e favori gli fece avere; ma Baccio avendo acconcio lo stato suo, poco si curava oramai di fare, d’affaticarsi, et essendo la sepoltura del signor Giovanni imperfetta, e l’udienza della sala cominciata, et il coro, e l’altare addietro, poco si curava del dire altrui e del biasimo che per ciò gli fusse dato.