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due altri Angeli di braccia quattro l’uno, che posavano ginocchione in su’ canti e fine della predella dell’altare, al pari dove Dio Padre posava i piedi. Questa predella era alta più d’un braccio, nella quale erano molte storie della Passione di Gesù Cristo, che tutte dovevano essere di bronzo; in su’ canti di questa predella erano gli Angeli sopra detti, tutti e due ginocchione e tenevano ciascuno in mano un candelliere, i quali candellieri delli Angeli accompagnavano otto candellieri grandi alti braccia tre e mezzo, che ornavano quello altare, posti fra gli Angeli, e Dio Padre era nel mezzo di loro; rimaneva un vano d’un mezzo braccio dietro al Dio Padre, per potere salire e accendere i lumi. Sotto l’arco, che faceva riscontro all’entrata principale del coro, sul basamento che girava intorno, dalla banda di fuora aveva posto nel mezzo sotto detto arco l’albero del peccato, al tronco del quale era avvolto l’antico serpente con la faccia umana in cima e due figure ignude erano intorno all’albero, che una era Adamo e l’altra Eva. Dalla banda di fuora del coro, dove dette figure voltavano le facce, era per lunghezza nell’imbasamento un vano lungo circa tre braccia, per farvi una storia o di marmo o di bronzo della loro creazione; per seguitare nelle facce de’ basamenti di tutta quell’opera insino al numero di ventuno storie tutte del Testamento Vecchio, e per maggiore ricchezza di questo basamento ne’ zoccoli, dove posavano le colonne et i pilastri, aveva per ciascuno fatto una figura o vestita o nuda per alcuni Profeti per farli poi di marmo: opera certo et occasione grandissima e da poter mostrare tutto l’ingegno e l’arte d’un perfetto maestro, del quale non dovesse mai per tempo alcuno spegnersi la memoria. Fu mostro al Duca questo modello et ancora doppi disegni fatti da Baccio, i quali sì per la varietà e quantità, come ancora per la loro bellezza, perciò che Baccio lavorava di cera fieramente e disegnava bene, piacquero a sua eccellenza, et ordinò che si mettesse subito mano al lavoro di quadro, voltandovi tutte le spese che faceva l’Opera et ordinando che gran quantità di marmi si conducessino da Carrara. Baccio ancora egli cominciò a dare principio alle statue, e le prime furono uno Adamo che alzava un braccio et era grande quattro braccia in circa. Questa figura fu finita da Baccio, ma perché gli riuscì stretta ne’ fianchi et in altre parti con qualche difetto, la mutò in uno Bacco, il quale dette poi al Duca et egli lo tenne in camera molti anni nel suo palazzo, e fu posto poi, non è molto, nelle stanze terrene, dove abita il principe la state, dentro a una nicchia. Aveva parimente fatto della medesima grandezza un’Eva che sedeva, la quale condusse fino alla metà e restò indietro per cagione dello Adamo, il quale ella doveva accompagnare. Et avendo dato principio a un altro Adamo di diversa forma et attitudine, gli bisognò mutare ancora Eva; e la prima che sedeva fu convertita da lui in una Cerere e la dette all’illustrissima duchessa Leonora in compagnia d’uno Appollo, che era un altro ignudo che egli aveva fatto, e sua eccellenza lo fece mettere nella facciata del vivaio che è nel giardino de’ Pitti col disegno et architettura di Giorgio Vasari. Seguitò Baccio queste due figure di Adamo e d’Eva con grandissima volontà, pensando di satisfare all’universale et agli artefici, avendo satisfatto a se stesso, e le finì e lustrò con tutta la sua diligenza et affezzione; messe di poi queste figure d’Adamo e d’Eva