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pergami; sopra la cornice uno ordine di balaustri in cima, che girassino le otto facce, e sopra i balaustri una grillanda di candelieri, per quasi incoronare di lumi il coro secondo i tempi, come sempre s’era costumato innanzi, mentre che vi fu il modello di legno del Brunellesco. Tutte queste cose mostrando Baccio al Duca, diceva che sua eccellenza con l’entrata dell’Opera, cioè di S. Maria del Fiore e delli Operai di quella, e con quello che ella per sua liberalità aggiugnerebbe, in poco tempo addornerebbe quel tempio e gli acquisterebbe molta grandezza e magnificenza e conseguentemente a tutta la città, per essere lui di quella il principale tempio e lascerebbe di sé in cotal fabbrica eterna et onorata memoria; et oltre a tutto questo (diceva) che sua eccellenza darebbe occasione a lui d’affaticarsi e di fare molte buone opere e belle, e mostrando la sua virtù, d’acquistarsi nome e fama ne’ posteri, il che doveva essere caro a sua eccellenza, per essere lui suo servitore et allevato della casa de’ Medici. Con questi disegni e parole mosse Baccio il Duca, sì che gl’impose che egli facesse un modello di tutto il coro, consentendo che cotal fabbrica si facesse. Partito Baccio dal Duca, fu con Giuliano di Baccio d’Agnolo suo architetto e, conferito il tutto seco, andorono in sul luogo, et esaminata ogni cosa diligentemente, si risolverono di non uscire della forma del modello di Filippo, ma di seguitare quello, aggiugnendogli solamente altri ornamenti di colonne e di risalti e d’arricchirlo quanto potevano più, mantenendogli il disegno e la figura di prima. Ma non le cose assai et i molti ornamenti son quelli che abbelliscono et arricchiscono le fabbriche, ma le buone, quantunque sieno poche, se sono ancora poste ne’ luoghi loro e con la debita proporzione composte insieme; queste piacciono e sono ammirate e fatte con giudizio dall’artefice, ricevono di poi lode da tutti gli altri. Questo non pare che Giuliano e Baccio considerassino, né osservassino, perché presono un suggetto di molta opera e lunga fatica, ma di poca grazia, come ha l’esperienza dimostro. Il disegno di Giuliano (come si vede) fu di fare nelle cantonate di tutte le otto facce pilastri che piegavano in su gli angoli, e l’opera tutta di componimento ionico, e questi pilastri, perché nella pianta venivano insieme con tutta l’opera a diminuire verso il centro del coro e non erano uguali, venivano necessariamente a essere larghi dalla parte di fuora e stretti di dentro, il che è sproporzione di misura. E ripiegando il pilastro secondo l’angolo delle otto facce di dentro, le linee del centro lo diminuivano tanto, che le due colonne, le quali mettevono in mezzo il pilastro da’ canti, lo facevano parere sottile et accompagnavano con disgrazia lui e tutta quell’opera, sì nella parte di fuora e simile in quella di dentro, ancora che vi fosse la misura. Fece Giuliano parimente tutto il modello dello altare, discosto un braccio e mezzo dall’ornamento del coro, sopra il quale Baccio fece poi di cera un Cristo morto a giacere con due Angeli, de’ quali uno gli teneva il braccio destro e con un ginocchio gli reggeva la testa, e l’altro teneva i misteri della Passione, et occupava la statua di Cristo quasi tutto lo altare, sì che appena celebrare vi si sarebbe potuto, e pensava di fare questa statua di circa quattro braccia e mezzo. Fece ancora un risalto d’uno piedistallo dietro all’altare appiccato con esso nel mezzo con un sedere, sopra il quale pose poi un Dio Padre a sedere, di braccia sei, che dava la benedizzione e veniva accompagnato da