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tutto ciò il Duca e gli uomini di corte dicevano che ella non lo somigliava punto. Onde avendone Baccio già prima fatto una di marmo, la quale è oggi nel medesimo palazzo nelle camere di sopra, e fu la migliore testa che facesse mai, e stette benissimo, egli difendeva e ricuopriva l’errore e la cattività della presente testa con la bontà della passata. Ma sentendo da ognuno biasimare quella testa, un giorno in còllora la spiccò, con animo di farne un’altra e commetterla nel luogo di quella, ma non la fece poi altrimenti. Et aveva Baccio per costume nelle statue ch’e’ faceva di mettere de’ pezzi piccoli e grandi di marmo, non gli dando noia il fare ciò e ridendosene, il che egli fece nell’Orfeo a una delle teste di Cerbero, et a San Piero che è in Santa Maria del Fiore rimesse un pezzo di panno; nel gigante di piazza, come si vede, rimesse a Cacco et appiccò due pezzi, cioè una spalla et una gamba, et in molti altri suoi lavori fece il medesimo, tenendo cotali modi i quali sogliono grandemente dannare gli scultori. Finite queste statue, messe mano alla statua di papa Leone per questa opera e la tirò forte innanzi. Vedendo poi Baccio che questa opera riusciva lunga e che e’ non era per condursi oramai al fine di quel suo primo disegno per le facciate attorno attorno al palazzo e che e’ s’era speso gran somma di danari e passato molto tempo, e che quella opera con tutto ciò non era mezza finita e piaceva poco all’universale, andò pensando nuova fantasia et andava provando di levare il Duca dal pensiero del palazzo, parendogli che sua eccellenza ancora fusse di questa opera infastidita. Avendo egli addunque, nell’Opera di Santa Maria del Fiore che la comandava, fatto nimicizia co’ provveditori e con tutti gli scarpellini, e poiché tutte le statue che andavan nell’udienza erano a suo modo quali finite e poste in opera e quali abbozzate e lo ornamento murato in gran parte, per occultare molti difetti che v’erano, et a poco a poco abbandonare quell’opera, messe innanzi Baccio al Duca che l’Opera di Santa Maria del Fiore gittava via i danari, né faceva più cosa di momento. Onde disse avere pensato che sua eccellenza farebbe bene a far voltare tutte quelle spese dell’opera inutili a fare il coro a otto facce della chiesa e l’ornamento dello altare, scale, residenze del Duca e magistrati, e delle sedie del coro pe’ canonici e cappellani e clerici, secondo che a sì onorata chiesa si conveniva. Del quale coro Filippo di ser Brunellesco aveva lasciato il modello in quel semplice telaio di legno, che prima serviva per coro in chiesa, con intenzione di farlo col tempo di marmo con la medesima forma, ma con maggiore ornamento. Considerava Baccio, oltre alle cose sopra dette, che egli arebbe occasione in questo coro di fare molte statue e storie di marmo e di bronzo nell’altare maggiore et intorno al coro, et ancora in due pergami che dovevano essere di marmo nel coro, e che le otto facce nelle parti di fuora si potevano nel basamento ornare di molte storie di bronzo commesse nello ornamento di marmo. Sopra questo pensava di fare un ordine di colonne e di pilastri che reggessino attorno attorno le cornice e quattro archi; de’ quali archi divisati secondo la crocera della chiesa, uno facesse l’entrata principale, col quale si riscontrasse l’arco dell’altare maggiore posto sopra esso altare, e gli altri due fussino da’ lati, da man destra uno e l’altro da man sinistra, sotto i quali due da’ lati dovevano essere posti i