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in San Lorenzo nella cappella de’ Neroni, luogo stretto, affogato e meschino, non sapendo o non volendo proporre (sì come si conveniva) a un principe sì grande che facesse una cappella di nuovo a posta. Fece ancora sì che ’l Duca chiese a Michelagnolo per ordine di Baccio molti marmi, i quali egli aveva in Firenze, et ottenutigli il Duca da Michelagnolo e Baccio dal Duca, tra’ quali marmi erano alcune bozze di figure et una statua assai tirata innanzi da Michelagnolo, Baccio preso ogni cosa, tagliò e tritò in pezzi ciò che trovò, parendogli in questo modo vendicarsi e fare a Michelagnolo dispiacere. Trovò ancora nella stanza medesima di San Lorenzo, dove Michelagnolo lavorava, dua statue in un marmo d’un Ercole che strigneva Anteo, le quali il Duca faceva fare a fra’ Giovannagnolo scultore, et erano assai innanzi, e dicendo Baccio al Duca che il frate aveva guasto quel marmo, ne fece molti pezzi. In ultimo della sepoltura murò tutto l’imbasamento, il quale è un dado isolato di braccia quattro incirca per ogni verso, et ha da piè un zoccolo con una modanatura a uso di basa che gira intorno intorno e con una cimasa nella sua sommità, come si fa ordinariamente a’ piedistalli, e sopra una gola alta tre quarti, che va in dentro sgusciata a rovescio a uso di fregio, nella quale sono intagliate alcune ossature di teste di cavalli legate con panni l’una all’altra, dove in cima andava un altro dado minore, con una statua a sedere armata all’antica di braccia quattro e mezzo con un bastone in mano da condottieri d’eserciti, la quale doveva essere fatta per la persona dell’invitto signor Giovanni de’ Medici. Questa statua fu cominciata da lui in un marmo et assai condotta innanzi, ma non mai poi finita, né posta sopra il basamento murato. Vero è che nella facciata dinanzi finì del tutto una storia di mezzo rilievo di marmo, dove di figure alte due braccia incirca fece il signor Giovanni a sedere, al quale sono menati molti prigioni intorno e soldati e femmine scapigliate et ignudi, ma senza invenzione e senza mostrare affetto alcuno. Ma pur nel fine della storia è una figura che ha un porco in su la spalla e dicono essere stata fatta da Baccio per Messer Baldassarre da Pescia in suo dispregio, il quale Baccio teneva per nimico, avendo Messer Baldassarre in questo tempo fatto l’allogagione (come s’è detto di sopra) delle due statue di Leone e Clemente ad altri scultori, e di più avendo di maniera operato in Roma, che Baccio ebbe per forza a rendere con suo disagio i danari, i quali aveva soprappresi per quelle statue e figure. In questo mezzo non aveva Baccio atteso mai ad altro che a mostrare al duca Cosimo quanto fusse la gloria degli antichi vissuta per le statue e per le fabbriche, dicendo che sua eccellenza doveva pe’ tempi a venire procacciarsi la memoria perpetua di se stesso e delle sue azzioni. Avendo poi già condotto la sepoltura del signor Giovanni vicino al fine, andò pensando di fare cominciare al Duca un’opera grande e di molta spesa e di lunghissimo tempo. Aveva il duca Cosimo lasciato d’abitare il palazzo de’ Medici et era tornato ad abitare con la corte nel palazzo di piazza, dove già abitava la signoria, e quello ogni giorno andava accomodando et ornando, et avendo detto a Baccio che farebbe volentieri un’udienza pubblica, sì per gli ambasciadori forestieri come pe’ suoi cittadini e sudditi dello stato, Baccio andò, insieme con Giuliano di Baccio d’Agnolo, pensando di mettergli innanzi da far un