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la sera in quelle stanze, insospettiti di ciò e dubitando ch’egli stesse quivi per ispiare ciò che essi facevano per darne avviso al duca, s’accordorono alcuni de’ loro giovani a codiarlo una sera e levarnelo dinanzi. Ma la fortuna soccorrendo in tempo, fece che gli altri due cardinali con Messer Baldassarre da Pescia presono a finire il negozio di Baccio. I quali conoscendo che nell’architettura Baccio valeva poco, avevano fatto fare a Antonio da S. Gallo un disegno che piaceva loro, et ordinato che tutto il lavoro di quadro da farsi di marmo lo dovesse far condurre Lorenzetto scultore, e che le statue di marmo e le storie s’allogassino a Baccio. Convenuti addunque in questo modo, feciono finalmente il contratto con Baccio, il quale non comparendo più intorno al cardinal Salviati e levatosene a tempo, i fuorusciti, passata quell’occasione, non pensorono ad altro del fatto suo. Dopo queste cose, fece Baccio due modelli di legno con le statue e storie di cera, i quali avevano i basamenti sodi senza risalti, sopra ciascuno de’ quali erano quattro colonne ioniche storiate, le quali spartivano tre vani, uno grande nel mezzo, dove sopra un piedistallo era per ciascuna un papa a sedere in pontificale che dava la benedizzione e ne’ vani minori una nicchia con una figura tonda in piè, per ciascuna alta quattro braccia, e dentro alcuni Santi che mettono in mezzo detti papi. L’ordine della composizione aveva forma d’arco trionfale, e sopra le colonne che reggevano la cornice era un quadro alto braccia tre e largo quattro e mezzo, entro al quale era una storia di mezzo rilievo in marmo, nella quale era l’abboccamento del re Francesco a Bologna, sopra la statua di papa Leone, la quale statua era messa in mezzo nelle due nicchie da S. Piero e da S. Paulo, e di sopra accompagnavano la storia del mezzo di Leone due altre storie minori, delle quali una era sopra S. Piero e quando egli risuscita un morto, e l’altra sopra S. Paulo, quando e’ predica a’ popoli. Ne l’istoria di papa Clemente, che rispondeva a questa, era quando egli incorona Carlo imperadore a Bologna e la mettono in mezzo due storie minori, in una è S. Giovanni Batista che predica a’ popoli, nell’altra S. Giovanni Evangelista che risuscita Drusiana, et hanno sotto nelle nicchie i medesimi Santi alti braccia quattro, che mettono in mezzo la statua di papa Clemente simile a quella di Leone. Mostrò in questa fabbrica Baccio o poca religione, o troppa adulazione, o l’uno e l’altro insieme, mentre che gli uomini deificati et i primi fondatori della nostra religione, dopo Cristo et i più grati a Dio, vuole che cedino a’ nostri papi e gli pone in luogo a loro indegno, a Leone e Clemente inferiori. E certo sì come da dispiacere a’ Santi et a Dio, così da non piacere a’ papi et agli altri, fu questo suo disegno. Perciò che a me pare che la religione, e voglio dire la nostra sendo vera religione, debba esser dagli uomini a tutte l’altre cose e rispetti preposta. E dall’altra parte volendo lodare et onorare qualunche persona, giudico che bisogni raffrenarsi e temperarsi e talmente dentro a certi termini contenersi, che la lode e l’onore non diventi un’altra cosa, dico imprudenza et adulazione, la quale prima il lodator vituperi e poi al lodato, se egli ha sentimento, non piaccia tutta il contrario. Facendo Baccio di questo che io dico, fece conoscere a ciascuno che egli aveva assai affezzione sì bene e buona volontà verso i papi, ma poco giudicio nell’esaltargli et onorargli ne’ loro sepolcri. Furono i sopra detti modelli portati da Baccio a Monte Cavallo a Sant’Agata, al giardino del cardinale Ridolfi, dove sua signoria dava desinare a Cibo et a Salviati et a Messer Baldassarre da Pescia, ritirati quivi insieme per dar fine