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tra sorte. Di poi uno sta al giuoco per cacciar la palla, l’altro si scosta per prenderla col capello aperto. Ora per cacciarla è di mestieri percuoter con un altro legno, quale tiene in mano, la parte anteriore di quello, che è incrocicchiato, sopra la parte posteriore del quale posa la detta palla; Ma prima che ciò facci, avvisa il compagno, e gli dice Scutigugn, il compagno risponde Panera, e subito percuotendo la palla, per il movimento del legno va per aere, e il giuocatore la percuote con il legno, che ha in mano, e la caccia dove più li pare. Ora se quello, il quale ha detto Panera, prende col capello la palla mentre è in aere, o mentre va per terra saltando, quell’altro non misura altrimente la distanza, quale ha fatto la palla volando, con il legno istesso, col quale la gettò, e mutano i luoghi. Ma se non la piglia di salto, o in aere, e solamente la ritiene, allora misura la distanza; e se è tanta che sia al numero di cento lunghezze del legno, o più, o meno che sarà da loro statuito, vince; e se non gli arriva, vanno seguendo sin che uno vi giunge, e qual primo arriva, quell’è vincitore. Considerando adunque fra me stesso, da dove potessero aver avuto origine quelle due parole Scutigugn, Panera, per me io credo, che questo giuoco fosse in uso a’ tempi antichi appresso i Pastori; Di modo che quello, che ora dice Scutigugn, in quei tempi diceva in Latino Excutio cuneum; l’altro, che aveva da prender il cugno, o vogliamo dir conio, quale allora