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AL SIG. NERI RAPVCCI
SONETTO XXII.
Neri, io so ben, che poco giova, o nulla
Al Signor nostro il nostro pianger tanto,
E sospirar: che nè sospir, nè pianto
4Cura colei, che tutte cose annulla.
Quanto è non nascer meglio, o nella culla
Morire? Io ho tanti anni, e tanti pianto,
Ch’io non so come io sia, se non ch’alquanto
8Pianger gli altrui dolor, piace, e trastulla.
Ma non fia ver, che sì per tempo morte
Spenga il maggior d’ogni virtute pregio,
11E lasci il mondo in sempiterna notte.
Spirto più chiaro il Cielo, Alma più forte
Non cuopre: tutte fien sue forze rotte,
14E degno è Cosmo aver tal privilegio.