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È il dramma di Tannhaüser, ed è il dramma di tutti noi e di ciascuno di noi.
E questo dramma è già tutto intero nel preludio. Un canto religioso e grave che tende verso il cielo, che desidera il cielo, che monta al cielo, col languore d’un pianto e con l’ardore di un’estasi.
Un motivo sacro nato dalle profondità inscrutabili del silenzio e dell’ombra, come dal suo naturale mistero, e che sale dolce e terribile, si svolge, si dispiega, si allarga, si esalta, vola irresistibilmente verso un vasto cielo pacifico e glorioso, verso i culmini delle estasi, verso una suprema voluttà d’azzurro.
È la profondità che leva al cielo le braccia; è l’abisso che percosso di stupore alla prima vista del cielo, prega al cielo: De profundis! Vanamente l’avviluppa l’ostinazione degli strumenti avversi. Insommergibile, il motivo sacro fluttua sull’inquieto Oceano delle tenebre animate d’apparizioni spirtali, e si svi-