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82 | capitolo vii. |
sarà certo il signor di Montcalm che andrà a pranzare là dove s’incrociano tutti i meridiani. —
Levò da una tasca una bellissima pipa di schiuma levantina, regalo certamente del suo munifico allievo, la riempì di tabacco, impiegando un certo tempo che l’ex-baleniere occupava intanto a baciare amorosamente la bottiglia di wisky, l’accese, e dopo d’aver lanciato in aria tre o quattro boccate di fumo, in modo da avvolgersi quasi completamente dentro una nuvola, riprese:
— Sapete per quale motivo il signor di Montcalm tenta di recarsi al Polo?
— Eh!... — fece il baleniere. — Chi non lo sa? I giornali hanno parlato abbastanza.
È una sfida che finirà dentro gli occhi azzurri d’una ricca ereditiera yankee: miss Ellen Perkins, se non m’inganno.
— Benissimo, giovanotto.
— E che mister Torpon vorrebbe portare via al signor di Montcalm, è vero? — chiese lo chaffeur, sorridendo.
— Meglio che meglio. Ciò mi eviterà di darvi soverchie e poco interessanti spiegazioni.
— E mister Torpon ha mandato voi ad offrirmi una somma, per impedire che questo signor canadese vinca la sfida.
— Avete una intelligenza straordinaria, giovanotto. Al di là del S. Lorenzo fareste maggior fortuna che al Canadà.
— Pare che si possa farla anche sulla riva sinistra del fiume, mio gentleman, poichè centomila lire non si guadagnano facilmente in un giorno quando non si portano i nomi d’un Carnegie o di un Pierpont Morgan.
— Avete ragione.
— Ora spiegatevi meglio.
— Sareste deciso ad accettare la proposta che vi ho fatta?
— Sarà un tradimento assai nero, tuttavia pur di guada-