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70 | capitolo vi. |
— Avete fatto colazione?
Il giovane inglese arrossì fino al bianco degli occhi, poi dopo una breve esitazione, disse:
— No, signor di Montcalm, poichè il mio albergatore, dopo che ho spesa la mia ultima sterlina, non mi vuol più fare credito.
È già molto se mi lascia ancora dormire sotto il suo tetto. D’altronde la povertà non è un delitto.
— La vostra franchezza mi piace, signor Graham, disse il canadese, ridendo. — Vi darò più tardi tanto da saldare esuberantemente i vostri piccoli debiti, poichè fin d’ora vi considero come mio compagno nella mia corsa verso il Polo.
— Ah!... Signore!... — esclamò lo studente bocciato, alzando le braccia.
— Mi piacete e vi arruolo a tamburo battente a cento dollari al mese, con di più di un premio di altri cento ogni grado guadagnato oltre l’ottantesimo parallelo. Vi conviene?
— Mi offrite una fortuna.
— Modestissima, giovanotto, ma che io raddoppierò se avremo la fortuna di raggiungere il Polo nord.
— Ne dubitereste, signor di Montcalm?
— Eh, chi lo sa! Simili spedizioni hanno costato centinaia e centinaia di vittime umane.
— Sulle navi però, non coll’automobile. —
Il canadese guardò sorridendo l’energico poco studioso dell’Università di Cambridge.
— Avete tanta fiducia, voi?
— Sì, signor di Montcalm, e se vi occorrerà una vita umana per rapire i begli occhi di miss Perkins, prendetevi pure la mia, pur di battere quell’animale di yankee. —
Una nube passò sulla fronte del canadese.
— Ah!... Voi sapete.... — disse.