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314 capitolo xxv.


— Dite pure, signor Gastone.

— Voi siete venuto al Canadà per crearvi una posizione.

— È vero.

— Vi nomino, se non vi spiace, mio segretario a vita. Voi vi occuperete delle mie immense boscaglie e delle mie segherie e comanderete da padrone.

— Ah!... Signor Gastone!... — esclamò lo studente, allargando le braccia.

— Sì, qua una buona stretta mio giovane amico, con cinquemila dollari all’anno.

Ed ora, Walter, andiamo a dormire in un buon letto.

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Alle nove del mattino, una splendida automobile di 60 cavalli, si arrestava bruscamente dinanzi la palazzina del signor di Montcalm e miss Ellen Perkins, più bella e più fresca che mai, quantunque sotto le spoglie poco simpatiche delle automobiliste, balzava leggermente a terra senza l’aiuto dello chaffeur e del suo aiutante.

Il gigantesco portiere, già avvertito dal suo padrone di quella visita, la introdusse tosto nel salotto di ricevimento.

Un momento dopo il canadese entrava, salutandola con un profondo inchino e senza porgerle la mano.

Walter era pure entrato, quasi di soppiatto, celandosi nell’angolo più oscuro.

— Ah!... Signor di Montcalm!... — esclamò la giovane. — È dunque vero che voi avete raggiunto il Polo?

— Ho dei testimoni, miss, — rispose freddamente il canadese, facendo un nuovo inchino.

— E mister Torpon?

— Riposa laggiù, nei baratri dell’oceano artico, vittima della sua audacia.