Pagina:Una sfida al Polo.djvu/315


il ritorno 309


— Walter, che l’abbia trovato? — chiese finalmente.

— Io spero di no, — ripetè lo studente, versando l’acqua bollente nella teiera dove aveva già messo due cucchiai di thè polvere di cannone.

— Quell’uomo era pazzo.

— Era un gran birbante invece, signor Gastone. Cercava di spingervi nell’abisso. —

In quell’istante la porta si aprì e comparve l’ex-baleniere.

— Nulla? — chiesero ad una voce il canadese e lo studente.

— Ogni ricerca è stata inutile, signori, — rispose Dik, con voce un po’ alterata. — Qualche masso deve averlo schiacciato ed il mare lo ha inghiottito.

— Avete compiuto il giro dell’ice-berg?

— Sì, signore.

— Che il mare se lo tenga, — disse lo studente, alzando le spalle. — Signor Gastone, ed anche voi Dik, mandate giù una tazza di questo eccellente thè. Dopo il bagno che avete preso, vi assicuro che vi farà bene. —

I due uomini trangugiarono a gran sorsi la profumata bevanda, poi anche Dik si gettò sul suo lettuccio, mentre il canadese si ricacciava sotto le coperte.

Le tenebre erano già scese con rapidità fulminea poichè ormai il sole non si manteneva sull’orizzonte che sole tre ore.

— Dormite tranquilli, — disse lo studente, accendendo la sua pipa mobile. — Io vado a far la guardia al Polo dentro l’automobile.

Perdinci!... Ora che l’abbiamo raggiunto, bisogna guardare che non ci scappi. —

E l’allegro giovanotto se ne andò mentre il cielo si tingeva tutto d’immensi raggi bianchi, verdi, giallastri e sopratutto rossi.