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304 | capitolo xxiv. |
dolo verso la gigantesca montagna di ghiaccio la quale, quantunque il mare fosse calmo, continuava a rollare come se fosse lì lì per perdere l’equilibrio e rovesciarsi.
Su una specie di piattaforma che declinava verso l’acqua, una forma umana era comparsa ed agitava pazzamente le braccia, urlando a squarciagola:
— Help!... Help!...1. —
Il canadese, abilissimo canottiere, come tutti i suoi compatriotti del S. Lorenzo, in pochi minuti attraverso la distanza, gettò un gancio sul ghiaccio e balzò sulla piattaforma.
L’uomo che gridava era scomparso qualche istante prima dietro una sporgenza.
— Dove siete? — gridò il canadese. — Sono venuto a salvarvi!... Non abbiate alcun timore!... —
Aveva già raggiunta la cima della piattaforma, quando un uomo gli rovinò addosso, bestemmiando.
Stringeva fra le mani un fucile, impugnandolo per la canna.
— Ah!... Miserabile!... — gridò, con accento feroce. — Ti ho trovato finalmente ed ora ti uccido!... Tu non andrai al Polo!...
— Voi.... Torpon!... — aveva gridato il canadese, balzando indietro. — Disgraziato, che cosa volete fare? —
Era proprio il yankee, il suo rivale, che gli stava dinanzi, spaventosamente dimagrito, colla pazzia negli sguardi, il viso smunto, col naso gelato e già intaccato dalla cancrena.
Che cosa era toccato a quel miserabile, ritrovato in vista, anzi a poche centinaia di metri dal Polo? Dov’era la sua automobile? Dov’erano i suoi compagni, poichè non era ammissibile che si fosse slanciato da solo nella grande e perigliosa impresa?
— Giù quel fucile!... — gridò il canadese, estraendo rapidamente il bowie-knife che portava appeso alla cintola, e che era
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