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un duello al polo | 299 |
giva e qualche ice-berg, perduto l’equilibrio, strapiombava sul pak con un fragore assordante, aprendosi uno squarcio attraverso a cui l’acqua del mare saliva spumeggiando e rimbalzando.
Gli uccelli marini, che erano tornati numerosissimi, e che nidificavano sui fianchi o sulle cime di quei colossi, scappavano via spaventati, mentre migliaia e migliaia di uova si fracassavano sul ghiaccio, gigantesche frittate perdute, come diceva, molto amaramente lo studente, il quale non aveva ancora potuto, fino allora, permettersi il lusso di regalarsene una.
Tre ore dopo l’automobile, varcato lo stretto, saliva la terra di Grinnell, una terra assai accidentata, cosparsa di profondi fiords e tagliata in vari sensi da catene di montagne di considerevole altezza.
È una delle ultime conosciute, che si stende di fronte agli estremi limiti settentrionali della Groenlandia, da cui è separata dal canale di Kennedy e più oltre da quello di Robison.
Quantunque non formi che una massa sola, si divide in due terre un po’ separate dalla lunga baia di Lady Franklin, chiamandosi quella più boreale terra di Grant, nome datole dagli esploratori americani in memoria del loro glorioso Presidente.
Essendo la parte occidentale piuttosto piana, il treno piegò verso quella direzione per raggiungere il Greely fiord e più tardi la costa di Garfield; nondimeno dovette ben presto rallentare la corsa poichè i ghiacciai delle montagne orientali avevano già spinto molto innanzi le loro enormi masse di ghiaccio, disperdendole in tutte le direzioni.
Dik, che ormai dirigeva risolutamente la corsa, premuroso di mostrare al canadese il suo pentimento pei tradimenti passati, era costretto suo malgrado a fare delle frequenti fermate, delle quali d’altronde approfittavano i suoi compagni per sparare sugli orsi bianchi e sui buoi muschiati che si mostravano numerosissimi.