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280 capitolo xxii.


— Ed allora, mio caro, divoreremo le nostre bistecche crude. Su, prendete i picconi e le pale e cerchiamo di liberare la vettura dalla neve che la stringe da tutte le parti, prima che geli completamente.

Dopo cercheremo l’orso.

— Mi premerebbe prima, signor Gastone.

— Abbiate un po’ di pazienza, signor affamato. Sbarazziamo almeno prima le ruote per evitare che il ghiaccio faccia scoppiare le pneumatiche. —

Lavorando febbrilmente liberarono dapprima la parte anteriore della vettura che era quasi scomparsa sotto la neve, poi assalirono i bastioni di ghiaccio che tendevano a restringersi contro le ruote per effetto delle pressioni che si manifestano anche a terra, non però colla violenza spaventosa che si nota sui paks.

Per quattro ore quei tre uomini, quantunque sfiniti dalla fame, maneggiarono ora i picconi ed ora le pale, sotto una continua bufera di neve, poi ottenuto, almeno pel momento, uno spazio sufficiente, si misero in cerca dell’orso.

Il bestione, sprofondando, aveva aperta una buca nella neve, sicchè non fu difficile scovarlo, quantunque sepolto sotto uno strato di due metri.

A gran colpi di scure il canadese e l’ex-baleniere gli troncarono le zampe posteriori senza perdere tempo a scuoiarlo tutto, poi si affrettarono a rifugiarsi sotto la capote non potendo più resistere alla furia del vento ed al freddo intensissimo che aveva raggiunto ormai i 45°.

Togliere la pelle e tagliare a fette uno zampone ben grosso fu l’affare di pochi momenti.

Rosbif sanguinanti riscaldati sotto la neve! — gridò allegramente lo studente. — Cucina polare!... —

Ed i tre uomini, divorati dalla fame, assalirono quel gigan-