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la caccia al treno | 251 |
CAPITOLO XX.
La giornata trascorse senza che la situazione cambiasse per nulla.
Quantunque quegli ostinati animali non avessero potuto scoprire di certo nè muschi, nè licheni sotto il ghiaccio, che come abbiamo detto si stendeva sopra le acque del golfo, non avevano lasciato il loro posto.
Si erano contentati di girare e di rigirare intorno al vecchio maschio abbattuto dallo studente, mandando dei muggiti poco rassicuranti, poi calata la notte si erano coricati dinanzi al treno, formando una lunga linea e mantenendo la distanza di cinque a seicento metri.
Si sarebbe detto che ormai avessero perfettamente conosciuta la potenza delle armi da fuoco dei loro avversari.
I tre esploratori cominciavano già ad inquietarsi non poco di quella situazione che minacciava di prolungarsi assai, quando verso le sei di sera un gran nebbione cominciò ad avanzarsi attraverso il golfo, scendendo dal settentrione e guadagnando rapidamente via.
L’ex-baleniere che l’aveva già previsto, e che stava fumando presso uno dei finestrini, levò dalla bocca la sua pipa, e rivolgendosi verso il canadese, disse:
— Signore: io credo che stia per giungere il momento di ripartire.