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un dramma polare 239


Nondimeno all’indomani, quantunque con molto ritardo, avendo dovuto i tre esploratori rompere il ghiaccio per un buon tratto, l’automobile ed il carrozzone ripartivano, scendendo sul golfo, che, come abbiamo detto, era gelato a perdita d’occhio, per raggiungere lo stretto del Reggente.

Il tempo era sempre pessimo ed il freddo così intenso da non poter più appoggiarsi ad un pezzo di metallo od impugnare un oggetto qualsiasi di ferro senza riportare alle mani delle vere bruciature.

I grossi guanti di pelle di foca erano stati messi in opera con poco piacere da parte di Walter, il quale si trovava imbarazzato a far uso dei suoi fucili.

E la selvaggina non scarseggiava sui banchi di ghiaccio, tutt’altro!... Di quando in quando dai canali salivano drappelli di foche e di morse, salivano per scomparire subito appena il treno s’avvicinava a loro.

Abbondavano sopratutto le volpi azzurre dalla pelliccia preziosissima, animali ormai quasi scomparsi nei dintorni della baia di Hudson, in seguito alle caccie accanite degli uomini della Compagnia.

— Valgono proprio molto, signor Gastone, quelle pelliccie? — chiese il campione di Cambridge, il quale le seguiva cogli sguardi ardenti, senza provarsi nemmeno a far fuoco, poichè le astute bestie si nascondevano subito in mezzo alla neve.

— Si pagano perfino duemila e cinquecento lire l’una, rispose il canadese, — ed il prezzo certamente aumenterà poichè sono diventate rarissime.

Un tempo si cacciavano non solo su questi territori, nell’Alaska e nelle isole dello stretto di Behring, bensì anche in Siberia e perfino nell’Europa settentrionale, ma ora non se ne trovano più.

Sono diventate rarissime poichè su 25,000 volpi che si uc-