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un dramma polare | 237 |
raggiungere la costa siberiana, approfittando del breve estate, per rifornirsi di viveri e di carbone, viene presa dai ghiacci.
Raggiungere l’isola Bennett era impossibile, ed erano già trascorsi cinque mesi.
Un coraggioso, votatosi prima ad una morte certa, il tenente Kolchak, parte a bordo d’un piccolo canotto, e passando fra i canali aperti fra i banchi di ghiaccio, dopo sforzi sovrumani riesce a raggiungere l’isola e la percorre in lungo ed in largo.
Trova finalmente un cairn, ossia una piramide formata di pietre, la atterra e vi trova dentro una scatola di zinco contenente una lettera scritta dal barone che datava dall’anno precedente, ossia dal Novembre 1902, se la memoria non m’inganna.
Il disgraziato esploratore diceva in quelle righe che stava per partire pel sud, non avendo viveri che per sole tre settimane.
Fu cercato invano e più nulla mai si seppe di lui e dei suoi compagni.
Si suppose che i ghiacci si fossero aperti sotto le slitte e che lo avessero inghiottito, mentre invece noi abbiamo ora la prova che lui solo o insieme all’astronomo o al medico si erano imbarcati sulla scialuppa baleniera forse colla speranza di raggiungere le coste della Siberia.
— Ma come quella imbarcazione può essere giunta qui? — chiese lo studente. — Non sono mai stato molto forte in geografia, tuttavia mi pare che le isole della Nuova Siberia siano lontane assai.
— Delle migliaia di miglia, mio caro Walter. Voi però dovete tener conto delle correnti le quali girano intorno al Polo da ponente a levante.
Pensate inoltre che questa scialuppa ha impiegato ben due