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un dramma polare 235

mosse non solo la Russia intera, ma anche tutti i naviganti polari dell’Europa e dell’America.

— Che cosa dite voi, signor Gastone? — chiese Walter, il quale continuava a guardare, con un misto di terrore e di compassione, quel teschio umano le cui vuote occhiaie pareva che lo guardassero. — Chi sarà questo naufrago sperduto sui mari del Grande Nord?

— Chi lo sa? Forse il barone de Tolt in persona od uno dei marinai che lo seguivano.

— Qui vi è una drammatica istoria che mi pare voi conosciate.

— È vero, Walter.

— Chi era dunque quel barone?

— Un ardito esploratore russo che nel 1900, ossia cinque anni or sono, si era proposto di esplorare le isole della Nuova Siberia, sulle quali sperava di trovare ancora qualche mammouth vivente o almeno ancora ben conservato fra i profondi strati sabbiosi.

Già molti denti giganteschi, d’un avorio ben più fino di quello degli elefanti, erano stati trovati su quelle terre desolate da indigeni siberiani spinti lassù dalle tempeste.

— Narrate, signor Gastone. I drammi polari mi interessano ed hanno destato sempre in me una profonda impressione, dopo che ho letto dei rapporti dell’Ammiragliato sulla terribile fine dell’Erebus e del Terror, che l’ammiraglio Franklyn conduceva al Polo e che l’Inghilterra ancora piange.

— Seguiamo la costa, Walter, — rispose il canadese. — La vista di questo disgraziato mi impressiona.

— E me non meno di voi, — rispose lo studente.

— Vi dicevo dunque, — riprese il canadese, rimettendosi in cammino, — che quel disgraziato scienziato voleva visitare quelle isole così prossime al Polo.