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210 | capitolo xvi. |
piccola sirena, risuonò per l’aria, ripercuotendosi contro la collinetta.
I due cacciatori affrettarono il passo ed in pochi istanti raggiunsero l’automobile, la quale si era arrestata dinanzi ad un bastione di neve.
Erano due giovani di forme vigorose, con barbe appena nascenti, gli occhi azzurri ed i capelli biondi, distintivi delle razze nordiche.
— Buon giorno, signori, — disse il più attempato dei due, portandosi una mano al cappuccio di pelle d’orso che lo riparava per bene dai grandi freddi e dai venti taglienti del settentrione. — Come mai vi ritroviamo qui, mentre quattro giorni fa eravate sulle coste del Labrador? —
Il canadese, udendo quelle parole, aveva fatto un soprassalto.
— Buon giorno giovanotti, — si affrettò a rispondere poi. — Siete cacciatori della Compagnia?
— Sì, signore, del forte Churchill.
— E siete ben sicuri di averci incontrati ancora? —
I due cacciatori si guardarono l’un l’altro, poi il primo riprese:
— Sicuri proprio no, ma noi abbiamo veduto passare una macchina simile alla vostra ad un miglio appena dalla costa della baia, sulla terra del Labrador.
— Proprio precisa?
— No, perchè non aveva dietro di sè una vettura.
— Chi la montava?
— Tre uomini.
— Avete parlato con loro?
— Non ne abbiamo avuto il tempo, e poi correva a gran velocità in mezzo alla bufera di neve che spazzava allora tutto il Labrador.