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l’attacco degli orsi bianchi | 195 |
la carne aveva spalancate le mascelle mandando un urlo rauco.
Il canadese, con rapidità fulminea, si era impadronito d’una rivoltella, gridando:
— Indietro, Walter!... Lasciate che gli faccia pagare anticipatamente il conto del vetro e della colazione!... —
Lo studente si era precipitosamente abbassato, guardando bene di non rovesciare la padella.
Il signor di Montcalm, che si trovava ad un passo dal finestrino, aveva alzato il braccio sparando furiosamente.
Al primo colpo l’orso aveva spalancato maggiormente le mascelle: al secondo aveva mandato un urlo ferocissimo che si era ripercosso sinistramente dentro il carrozzone; al terzo le sue zampe, aggrappate all’orlo del finestrino, si erano staccate; al quinto tutto il suo corpo gigantesco si era alzato sotto la spinta delle zampe deretane, mostrando il petto, ed al sesto era stramazzato, affondando nell’alto strato di neve.
— Signore!... — gridò Walter, slanciandosi verso il finestrino. — E la mancia? Pezzente, me l’avete frodata come un negro dell’Angola!... Prendi, canaglia!... Mangia anche questo, giacchè hai annusato il profumo!... Ti consolerà nelle ultime strette dell’agonia!... —
Ed il mattacchione, senza pensare che i suoi compagni attendevano la colazione, scaraventò padella e contenuto dentro la buca dove era affondato il gigante dei mari glaciali.
— Corpo di una balena!... — gridò Dik. — Che cosa avete fatto? E noi? —
Lo studente si era voltato calmo, calmo, guardando ironicamente l’ex-baleniere, il quale pareva che fosse lì lì per scagliare fuori una interminabile sfilza di imprecazioni marinaresche.