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152 capitolo xii.


Di quanti uomini puoi disporre?

— Di un centinaio.

— Armi da fuoco?

— Nessuna: solamente archi e fiocine. —

Dik si tolse la rivoltella e la porse al capo, dicendo:

— Dirò ai miei padroni che voialtri me l’avete rubata. Hai otto colpi da sparare.

— Me ne servirò. Conosco queste armi avendone appreso il maneggio da un cacciatore che è passato per di qua prima dello scioglimento delle nevi.

— A domani, — disse Dik, alzandosi — Ah!... Farai bene a mandar via le donne ed i ragazzi.

— L’avevo già pensato.

— Buona notte, Karalit.

— Che mio fratello bianco riposi tranquillo, rispose l’esquimese.

L’ex-baleniere si ricacciò nel corridoio, passando sopra a sette od otto cani che si erano rifugiati là dentro, e raggiunse l’automobile.

Le raffiche accennavano a diminuire di violenza, mentre il freddo era rapidamente aumentato.

Sulle coste della baia le onde si frangevano sempre con estrema violenza, rumoreggiando sinistramente nella notte cupa.

Dik si cacciò sotto la capote, si sdraiò sui soffici cuscini, si avvolse per bene nella sua pelle d’orso nero e si addormentò placidamente dopo d’aver mormorato più volte:

— Gli affari sono affari.... —

L’indomani, ai primi albori, fu svegliato da un gridìo assordante mescolato a latrati di cani.

I cacciatori si disponevano a recarsi alla piccola cala sui cui banchi si era arenata la gigantesca balena, con un lungo seguito di slitte tirate da dozzine di cani irrequieti, un po’ so-