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i due rivali | 9 |
— È strano.
— Che cosa volete? Quantunque il mio compatriotta sia più grosso e più alto del canadese, io sono certissimo che perderà la mano di miss Ellen Perkins.
— Questi due rivali sono ricchi, gentleman?
— Non sono dei Pierpont Morgan, nè dei Carnegie, nè dei Wanderbild, intendiamoci; tuttavia possono permettersi il lusso di gettar via, senza badarci tanto, qualche centinaio di migliaia di dollari.
Il mio compatriotta ha ereditato da suo padre una mezza dozzina di pozzi di petrolio che sembrano inesauribili, poichè gettano sempre; il signor Montcalm invece è uno dei più grossi proprietari di terreni del dominio inglese.
— E la miss?
— Ne ha dei milioni, la terribile fanciulla. Suo padre, che era proprietario d’una linea di navigazione, le ha lasciato un bel gruzzolo che intascherei ben volentieri anch’io.
— Assieme ai begli occhi della miss, è vero?
— In quanto a quello non saprei proprio dirvi un sì. Mi riterrei più fortunato se non ci entrassero nell’affare.
— Sono bellissimi, gentleman. —
L’americano, per non rispondere, inghiottì d’un colpo solo quanto rimaneva nel suo bicchiere, poi trasse da una tasca una tavoletta di tabacco, ne ruppe un pezzo coi suoi denti da lupo, e dopo d’aver masticato per qualche istante, disse:
— Mi pare che i partners (padrini) dei due sportmen si siano già messi d’accordo e che la partita stia per cominciare.
Volete venire, giovanotto? Non perdete una così bella occasione.
— Andiamo, gentleman. —
Stavano per ricacciarsi fra la folla che non aveva cessato un solo istante di dimenarsi furiosamente e di sgolarsi con