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una caccia emozionante 129

a stringere le linee e ad impugnare le loro fiocine, alcune di buon acciaio ed altre di osso ben lavorato ed accuratamente affilato, parecchi colpi di fuoco rimbombavano sulla spiaggia.

I due viaggiatori vuotavano rapidamente il serbatoio dei loro mauser, tempestando l’enorme testa del cetaceo.

Gli esquimesi, udendo quegli spari, dapprima ristettero, poi avendo compreso che gli uomini bianchi non volevano altro che aiutarli nella difficile impresa, coprirono i fianchi del mostro di fiocine.

Quantunque i loro canotti danzassero come turaccioli sulle creste delle onde sollevate dai potenti colpi di coda, lanciavano i loro dardi con una precisione meravigliosa.

Ben presto i due fianchi del mostro apparvero irti di lancie infisse abbastanza profondamente nello strato oleoso.

Larghi getti di sangue colavano in mare arrossando le acque a parecchi metri di distanza.

Quello che sopratutto produceva una profonda impressione erano le urla spaventevoli che uscivano da quella gran bocca, le cui mascelle s’alzavano e si rinchiudevano convulsivamente.

Ad ogni clamore del povero animale rispondevano le urla selvagge dei vittoriosi pescatori e gli spari dei mauser. Anche Dik, non avendo potuto avere una fiocina, poichè i canotti non osavano accostarsi troppo alla riva battuta da ondate irte di spuma sanguigna, si era impadronito della grossa carabina a due colpi e bruciava, con una specie di gioia feroce, le sue cartucce, scegliendo i punti più sensibili del cetaceo.

Ben presto le note metalliche del mostro immane cominciarono ad affievolirsi. Le sue forze scemavano e la vita se ne andava rapidamente.

La coda si alzava ormai pesantemente, ad intervalli, e non più colla suprema energia di prima.


9. E. SALGARI ― Una Sfida al Polo.