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la baia di hudson | 117 |
— Vi spiacerebbe incontrarlo al Polo?
— Preferirei non vederlo, mio caro Walter. Già io non gli presterei nessuna assistenza e lui farebbe certamente altrettanto, anche se ci trovasse morenti di fame.
— Eh, da quei yankee tutto si può attendere.
— Signore, — disse in quel momento lo chaffeur. — Siamo già in vista della baia.
— Così presto!... Sento come il freddo aumenta rapidamente.
Gli ice-bergs fanno sentire la loro influenza. —
Si era alzato e proteggendosi gli occhi con ambe le mani, per vincere i bagliori acciecanti del sole riflettentisi sulla bianca pianura, aveva spinti gli sguardi verso il settentrione.
Una linea azzurro-cupa spiccava vivamente sul luminoso orizzonte, cosparso di grossi punti bianchi.
— È la baia coi suoi quasi eterni ghiacci galleggianti, — disse. — Se qualche accidente non interrompe la nostra corsa, faremo presto a raggiungere il Polo.
Speriamo che i canali delle terre boreali siano tutti gelati e tutto andrà allora bene.
— Una grande bella baia, è vero signor di Montcalm? — chiese Walter.
— Sarebbe anzi stato meglio chiamarla mare di Hudson, poichè è un vero mare.
È vero che il suo scopritore non aveva avuto il tempo di constatarne la vastità.
— Perchè naufragò forse?
— Peggio che peggio, amico. La sua fine fu tragica e forse terribilmente tragica.
Era un gran bravo navigatore quel vostro compatriotta che si era già distinto in altre navigazioni polari nei pressi dello