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114 capitolo ix.


— In caccia, — rispose il canadese, il quale tendeva gli orecchi.

— Di chi?

— Ma!... Forse di qualche caribou o di qualche altro grosso animale. Se si trattasse d’un piccolo capo di selvaggina non urlerebbero tanto.

Dik, fermate!... —

L’automobile slittò per una ventina di metri, poi si arrestò.

Gli ululati dei lupi continuavano verso la foresta. A giudicarlo dalle urla non doveva trattarsi d’un grosso branco.

Il signor di Montcalm, ritto sul sedile, col mauser in mano, osservava attentamente, pronto a far fuoco.

Ad un tratto un grosso animale che rassomigliava ad un grande cervo, assai più alto di quelli comuni, fornito di lunghe corna ramose e colla pelliccia bruno-rossastra, si slanciò fuori dalla foresta, filando velocemente verso la vasta pianura.

Sette od otto grossi lupi grigi gli stavano alle calcagna, stringendolo da presso.

Un colpo di fuoco risuonò.

L’animale fece un gran salto, rizzandosi poscia sulle zampe deretane e scuotendo disperatamente la testa, poi si abbattè.

I lupi, sorpresi da quella detonazione e da quella inaspettata caduta, si erano fermati bruscamente, non osando scagliarsi su quel corpo che si dibatteva ancora fra le ultime convulsioni dell’agonia.

D’altronde il treno aveva ripresa la corsa e si dirigeva verso il margine della foresta.

— A voi ora, Walter, — aveva detto il canadese, la cui arma fumava ancora. — Sbarazzatemi da quei pochi predoni. —

Sei colpi rimbombarono uno dietro l’altro e cinque lupi cad-