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la baia di hudson | 107 |
— Veramente ci starei anch’io, mio bravo amico, ma i lupi non ci vogliono permettere questo lusso.
— Un’idea, signor Gastone!... — esclamò improvvisamente lo studente, picchiandosi la fronte.
— Dite pure.
— Voi avete portato con voi delle cartuccie di dinamite per far saltare, se fosse necessario, i blocchi di ghiaccio che ci impedissero di avanzare.
— Certo: ne ho un bel numero.
— Se le provassimo contro i lupi?
— Farebbero indubbiamente delle vere stragi.
— E perchè non le proviamo?
— Perchè si trovano nel carrozzone. —
Walter si era bruscamente alzato, levandosi dalla cintura un solido bowie-knife, e collo sguardo aveva misurata la distanza che separava la macchina dal carozzone.
— Un paio di metri!... — esclamò. — Che miseria pel campione di Cambridge. Anche un novellino dell’Università d’Oxford non si guarderebbe indietro.
È vero che c’è il pericolo di scivolare e di cadere fra le bocche di quei cento affamati.
— Che cosa vorreste tentare, Walter? — chiese il canadese.
— Credete che con questa buona lama si possa forzare il tetto della nostra casa ambulante? Non sono troppo grasso, e levando qualche tavola potrei passare.
— Una riparazione facile a farsi, è vero Dik?
— Sì, padrone, — rispose il meccanico, che era ormai quasi interamente sepolto sotto la neve.
— Allora salto, disse lo studente.
— Badate alle cadute.
— A me, Cambridge!... — gridò l’allegro giovanotto. — Proteggi il tuo campione!... —