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perocchè avevamo ora davanti agli occhi i precipizi in cui terminavano quelle difficili chine. Ma tra l’aiuto dei piedi, delle mani, dei bastoni, delle corde e delle guide si giunse a notte fatta, ma perfettamente sani e salvi della persona, alla maita Boarelli.

Non dirò che i nostri abiti fossero in condizione egualmente buona. I miei scarponi, che al mattino erano muniti di buone file di chiodi di montagna li avevano pressocchè tutti perduti. Era un vero oggetto di curiosità la pelle palmare dei nostri guanti, che le acute sporgenze a cui ci aggrappavamo avevan quasi per intiero annichilata. Il Barracco si rallegrava che non vi fossero signore alla maita Boarelli, tanto serie erano le avarie di una parte del suo vestire.

Ma quel che più ci dolse fu che il tuo barometro tornò rotto. E perchè terminasse di acconciarsi per le feste chi lo portava il giorno dopo rotolò con non piccolo suo pericolo per uno di quei lembi di neve che si trovano sotto ai laghi delle Forciolline.

Se cenassimo allegramente e dormissimo profondamente non occorre che dica.

Il giorno dopo, prima di partire, si volle fare qualche osservazione. La temperatura dell’acqua bollente non era che di 91°. Il mio barometro,