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Napoli, e fra tutti gli agi compatibili con una delle più grandi fortune d’Italia, dormì saporitissimamente tutta la notte. E poi mi si discorra della mollezza dei meridionali!

La mattina del 12 agosto eravamo tutti in piedi ai primi albori e tosto ci avviammo coi nostri bastoni alpini a punta di ferro in compagnia delle tre guide alle quali avevamo affidati barometri, martelli, cannocchiali, un’ascia per tagliare il ghiaccio, una lunga corda, qualche leggiero soprabito ed i viveri per una modesta colezione. Nè scordammo il volume dei Peaks, Passes and Glaciers in cui si trova la relazione della salita di Mathews, che fu la nostra vera guida.

Ricalcammo le nevi già attraversate per andare al passo delle Sagnette, e indi ci volgemmo contro il seno meridionale del Monviso formato dalle due costole dirette al sud-ovest ed al sud-est. Ivi ebbimo a camminare alcun poco per nevi interrotte, come già ti dissi, da sporgenze di roccie in posto o di macerie di trasporto e giunsimo ad una piccola collinetta, che aveva i caratteri di una morena. Dietro questa sta un ghiacciaio avente una estensione di qualche chilometro, il quale mi pare essere permanente ed è d’altronde anche raffigurato nella tavola annessa alla relazione di Mathews.

Questo ghiacciaio avea da prima un lieve