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rotte la salita del Monviso, e che ad onore della gentile signora che ne faceva parte noi chiamammo Maita Boarelli; quivi piantammo le due tende che avevamo, onde pernottarvi.

Sarebbe stato desiderabile ed importante l’attendarci più in su, onde essere il giorno susseguente più vicini alla vetta del Monviso, ma i portatori delle tende e degli altri arnesi doveano tornare la sera stessa a Casteldelfino, e fu giuocoforza il porli in libertà in tempo utile. Essendo ancora alto il giorno, ci diemmo ad esplorare i dintorni ed andammo a visitare il passo delle Sagnette, per cui dal vallone delle Forciolline si scende nella valle del Po.

A partire dalla Maita Boarelli trovammo il fondo della valle coperto di neve, ad eccezione dello sporgere che qua e là facevano masse di roccia in posto, ovvero di rottami d’altezza un po’ notevole. A quanto ci si diceva, il vallone delle Forciolline suole a questa stagione essere sgombro di neve, ma quest’anno la quantità di neve che cadde nelle Alpi fu tale che non si ha ricordanza di altrettanta da un pezzo.

Al passo delle Sagnette e sopratutto avanzando di forse 100 metri alla nostra sinistra sopra alcune roccie sporgenti, che salutammo col nome di roccie di Calabria ad onore del