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Aiutandoci quindi delle mani e dei piedi risalimmo la stretta ed erta gola in cui scorre questo torrente, camminando ora sopra le roccie laterali, ora sopra i rottami, ora sovra i lembi di neve, e si pervenne così al piano superiore del vallone delle Forciolline.
Abbiamo molte volte osservato insieme nelle nostre escursioni alpestri come le valli elevate constino di una successione di bacini abbastanza piani e larghi, in cui si passa dall’uno all’altro per strette e ripide gole aperte ora nel vivo sasso ed ora in masse di trasporto. I pianori di questa fatta al Monviso si dicono maite e contengono spesso piccoli laghetti, di cui osserverai un gran numero gettando gli occhi sulla carta dello Stato Maggiore. Dico pianori, sebbene siano talvolta selciati di massi angolosi di parecchi metri cubi, ma tant’è che tutto è relativo: rispetto ai pizzi circostanti, ed ai rottami che ne stanno ai piedi, sembrano piani di meravigliosa uniformità.
Nella parte superiore delle Forciolline vi sono quattro laghetti di questa fatta, e noi ci fermammo sulla sponda settentrionale del lago più elevato, il quale è ad un tempo il più vasto. Ivi è un pianoro nel quale aveva passata la notte a cielo scoperto la comitiva, che nella precedente settimana aveva tentato col Pey-