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Però il Mathews ebbe giustamente a riflettere, che se v’era un lato per cui si potesse ascendere sul Monviso, egli era fra le due costole che volgono al mezzogiorno, e le cui proiezioni fanno angolo acuto di 54°. Ivi infatti il pendio medio non può non essere minore che sugli altri fianchi, ed i burroni ed i precipizii debbono esser meno formidabili.
Il fatto diede pienamente ragione alle previsioni del Mathews, imperocchè la salita del Monviso da questa parte non può dirsi malagevole, e solo richiede in chi la vuole intraprendere la facoltà di rimanere calmi sull’orlo di qualche precipizio, all’incontro di qualche pericolo. Vuolsi puramente che l’orrore pel vuoto che si prova quando si sta sopra un abisso, non giunga a segno di dare il capogiro.
Ma egli è ormai tempo, che torniamo laddove eravamo, cioè sul ciglio del bacino delle Forciolline e del Vallante. Ivi ci decidemmo a scendere alquanto per uno dei solchi, di cui ti parlavo, e dove pochissimo mancò che il Barracco non avesse sul capo un masso smosso da qualcuno che gli stava dietro, masso che avrebbe per lui posto termine ad ogni gita. Indi costeggiammo il bacino tagliando parecchie striscie di rottami, che scendevano dai dirupi superiori, e giunsimo al torrente delle Forciolline.