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desima, termina in un orrendo dirupo verticale nel vallone delle Forciolline.

Ma se a grande distanza i contorni di queste costole sembrano abbastanza regolari, visti in qualche prossimità si mostrano interrotti da enormi spaccature, fra cui sorgono le più ardite e le più bizzarre guglie, che sia possibile immaginare.

La vetta stessa del Monviso ha forma assai diversa da quella che si giudicherebbe da Torino. Essa si compone di due cime di altezza quasi eguale, l’una ad occidente dall’altra. La punta occidentale è allungata nel senso del meridiano, e strettissima nel senso del parallelo. Dalla medesima e verso la sua metà parte una costiera, che rapidamente si abbassa e poi si rialza in guisa da terminare nella punta orientale, che è per contro allungata nel senso del parallelo, e strettissima nel senso del meridiano.

Il Monviso si compone di scisti ora serpentinosi, ora cloritici, ora talcosi, i quali passano tal fiata alla quarzite ed alla lavagna, e che in generale, chimicamente parlando, non si alterano molto all’azione della intemperie atmosferica. Ma questi scisti hanno ad un grado altissimo la proprietà di sfaldarsi grossamente in due o più sensi traversalmente o perpendi-