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rore, e non ti nascondo che cominciammo se non a titubare, almeno a capire come l’opinione popolare lo reputasse inaccessibile. Ma perchè meglio ci intendiamo, è necessario dare un qualche cenno sulla forma del Monviso.

Immagina posto verticalmente uno di quei pugnali triangolari con cui solevano talvolta sbudellarsi i nostri padri: supponi quindi che si giri una delle costole del medesimo infino a che venga a porsi nello stesso piano verticale contenente un’altra costola, ed avrai una idea della forma del Monviso.

Da Torino tu sei dirimpetto alle due costole che sono sovra uno stesso piano diretto S. 30° E. e N. 30° O. Una terza costola ha direzione S. 24° O. che fa angolo di 54° colla proiezione della costola meridionale, che tu scorgi da Torino, e di 126° con quella della costola settentrionale.

Le due costole che si vedono da Torino sembrano in linea retta, ed hanno quella rapidissima inclinazione, che caratterizza in modo così singolare il Monviso. La costola, che si volge al sud-ovest, ha invece una forma, che all’ingrosso si direbbe quella d’un quarto di circolo: ed il suo perimetro dapprima orizzontale laddove si congiunge alla vetta centrale, ma notevolmente al dissotto della me-