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troppo del poco entusiasmo del primo italiano che fu sul Monviso, perchè dalle frasi della relazione del Tuckett che lo riguardano, arguisco come già allora molto rimpiangesse di essersi posto in cosifatta impresa, tanto che il Tuckett l’ebbe a motteggiare non poco. Ma tornando alla comitiva, essa non poteva non perder animo per l’avvilimento del Peyrotte, e quindi rinunciò all’impresa.
Non ti debbo nascondere che anche noi avevamo specialmente contato sul Peyrotte per sapere la strada fatta dagli inglesi, e non mi fu per nulla confortante il trovare nel mio giungere in Torino alla sera dell’8 un telegramma del conte di S. Robert, il quale annunciava doversi rinunciare al Peyrotte, e chiedeva se non era il caso di far venire qualcuna delle guide di Chamounix o di Zermatt, che avevano salito il Monviso cogli inglesi. Ma io so che in questo genere d’imprese l’indugiare è spesso sinonimo di far nulla, ed era del resto convinto, che se gl’inglesi erano pervenuti alla cima, tanto più facilmente ci dovevamo giungere noi, che avevamo la scorta delle loro relazioni. Mi recai quindi a tentare il Barracco onde venisse a rappresentare l’estrema Calabria, di cui è oriundo e deputato, su questa estrema vetta delle Alpi Cozie. Il Barracco, il quale fu già presso