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Di alcuna speme trasparía. Sì fatto
De gli addogliati è ’l cor, che mentre tutta
30Sa la sciaúra che sul capo incombe
De l’amata persona e s’apparecchia
Di sentirne l’estremo; un simulacro
Vagheggia intanto di leggiér conforto,
Quasi picciola stella che tra ’l bujo
35Brilla un istante e poi s’asconde. — O figlio,
Il genitor dicea, l’aure soavi
Onde questo natío colle s’allieta
Oh! porteran ristoro entro al tuo petto,
E a fiorir tornerai ne la letizia
40Di gioventude! — E a gli amorosi detti
Il figliuol sorridea. Sola, in disparte
Si rimanea Lauretta, la più cara
De le sorelle sue: non s’allegrava,
Non facea motto, non piangea; ma l’atto
45De gli occhi suoi dicea = Dolce fratello,
Tu a noi tornasti per morir nel seno
Di Laura tua! = Nè vano era il presagio,
Che a la donzella il cor tutto ingombrava.


II.


un’ora di melanconia


     Su la tacita aurora, o quando cala
Tra le montagne il sol, quasi a sollievo
De le affannate membra, Ei gía soletto
Per romita campagna a ber de l’aure
5Imbalsamate nell’odor che vola
Da le nascose mammole, dal cespo
De l’erbette ancor vergini, dal bianco