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78 ultime lettere d’jacopo ortis.

derti, nè rasciugare il tuo pianto, nè raccogliere nel mio petto i tuoi secreti, nè partecipare delle tue afflizioni. Io non so nè dove fuggo, nè come ti lascio, nè quando potrò più rivederti.


Padre crudele — Teresa è sangue tuo! quell’altare è profanato; la natura ed il cielo maledicono quei giuramenti; il ribrezzo, la gelosia, la discordia, ed il pentimento gireranno fremendo intorno a quel letto, e insanguineranno forse quelle catene. Teresa è figlia tua; placati. Ti pentirai amaramente, ma tardi: fors’ella un giorno nell’orrore del suo stato maledirà i suoi giorni e i suoi genitori, e conturberà con le sue querele le tue ossa nel sepolcro, quando tu non potrai se non intenderla di sotterra. Placati. — Ohimè! tu non mi ascolti — e dove me la strascini? — la vittima è sacrificata! io odo il suo gemito — il mio nome nel suo ultimo gemito! Barbari! tremate — il vostro sangue, il mio sangue.... — Teresa sarà vendicata — Ahi delirio! — ma io son pure omicida.


Ma tu, Lorenzo mio, che non mi ajuti? Io non ti scriveva perchè un’eterna tempesta d’ira, di gelosia, di vendetta, di amore infuriava dentro di me; e tante passioni mi si gonfiavano nel petto, e mi soffocavano, o mi strozzavano quasi; io non poteva mandare parola, e sentiva il dolore impietrito dentro di me; — e questo dolore regna ancora, e mi chiude la voce e i sospiri, e m’inaridisce le lagrime: — mi sento mancata gran parte della vita, e quel poco che pure mi resta è avvilito dal languore e dalla oscurità della morte.


Or mi adiro sovente di essere partito, e mi accuso di viltà. — Perché mai non hanno ardito d’insultare alla mia passione? Se taluno avesse comandato a quella misera di non rivedermi; se me l’avessero a viva forza strappata, pensi tu ch’io l’avrei lasciata mai? Ma doveva io pagare d’ingratitudine un padre che mi chiamava amico, che tante volte commosso mi abbracciava dicendomi: E perchè la sorte ti ha pur unito a noi disgraziati? Poteva io precipitare nel disonore e nella persecuzione una famiglia che in altre circostanze avrebbe diviso meco e la prosperità e l’infortunio? E che poteva io rispondergli quand’ei mi diceva sospirando e pregandomi: Teresa è mia figlia! — Sì! divorerò nel rimorso e nella solitudine tutti i miei giorni; ma ringrazierò quella tremenda mano invisibile che mi rapì da quel precipizio donde io cadendo avrei strascinata meco nella voragine quella giovinetta innocente. E mi seguitava; ed io crudele andava pur soffermandomi, e voltando gli occhi guardando se affrettavasi dietro a’ miei passi precipitosi: — e mi seguitava, ma con animo spaventato, e con deboli forze. Che? or non son io seduttore? — e non dovrò tormele eternamente dagli occhi? Potessi anzi nascondermi a tutto l’universo,