Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
72 | ultime lettere d’jacopo ortis. |
È vero! i disgraziati hanno bisogno di un altro mondo diverso da questo dove mangiano un pane amaro, e bevono l’acqua mescolata alle lagrime. La immaginazione lo crea, e il cuore si consola. La virtù sempre infelice quaggiù persevera con la speranza di un premio. — Ma sciagurati coloro che per non essere scellerati hanno bisogno della religione!
Mi sono prostrato in una chiesetta posta in Arquà, perché io sentiva che la mano di Dio pesava sopra il mio cuore.
Son io debole forse, Lorenzo? Il cielo non ti faccia mai sentire la necessità della solitudine, delle lagrime, e di una chiesa!
ore 2.
Il cielo è tempestoso: le stelle rare e pallide; e la luna mezza sepolta fra le nuvole batte con raggi lividi le mie finestre.
all’alba.
Lorenzo, non odi? t’invoca l’amico tuo: qual sonno! spunta un raggio di giorno, e forse per inasprire i miei mali. — Dio non mi ode. Mi condanna anzi ad ogni minuto all’agonia della morte: e mi costringe a maledire i miei giorni che pur non sono macchiati di alcun delitto.
Che? se tu se’ un Dio forte, prepotente, geloso, che rivedi le iniquità de’ padri ne’ figli, e che visiti nel tuo furore la terza e la quarta generazione,1 dovrò io sperar di placarti? Manda in me — bensì non in altri che in me — l’ira tua, la quale raccende nell’inferno le fiamme2 che dovranno ardere milioni e milioni di popoli a’ quali non ti se’ fatto conoscere. — Ma Teresa è innocente: e anziché stimarti crudele, t’adora con serenità soavissima d’animo. Io non ti adoro, appunto perché ti pavento — e sento pure che ho bisogno di te. Spogliati, deh! spogliati degli attributi di cui gli uomini t’hanno vestito per farti simile a loro. Non se’ tu forse il consolatore degli afflitti? E il tuo Figlio divino non si chiamava egli il Figlio dell’uomo? Odimi dunque. Questo cuore ti sente, ma non t’offendere del gemito a cui la natura costringe le viscere dilaniate dell’uomo. E mormoro contro di te, e piango, e t’invoco, sperando di liberare l’anima mia — di liberarla? ma e come, se non è piena di te? se non ti ha implorato nella prosperità, e solo rifugge al tuo ajuto, e domanda il tuo braccio or quando è atterrata nella miseria? se ti teme, e non ha in te veruna speranza? Nè spera, nè desidera che Teresa: e ti vedo in lei sola.
Ecco, o Lorenzo, fuor delle mie labbra il delitto per cui Dio ha ritirato il suo sguardo da me. Non l’ho mai adorato