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ultime lettere d’jacopo ortis | 55 |
oscura laguna. Ma Lauretta volgendosi cercò con gli occhi intorno il suo innamorato; e si rizzò, e ramingò un pezzo chiamandolo; poi stanca tornò dov’io sedeva, e s’assise quasi spaventata della sua solitudine. Guardandomi parea che volesse dirmi: Io sarò abbandonata anche da te! — e chiamò il suo cagnuolino.
Io? — Chi l’avrebbe mai detto che quella dovesse essere l’ultima sera ch’io la vedeva! Era vestita di bianco; un nastro cilestro raccogliea le sue chiome, e tre mammole appassite spuntavano in mezzo al lino che velava il suo seno. — Io l’ho accompagnata fino all’uscio della sua casa; e sua madre che venne ad aprirci mi ringraziava della cura ch’io mi prendeva per la sua disgraziata figliuola. Quando fui solo m’accorsi che m’era rimasto fra le mani il suo fazzoletto: — gliel ridarò domani, diss’io.
I suoi mali incominciavano già a mitigarsi, ed io forse — è vero; io non poteva darti il tuo Eugenio; ma ti sarei stato sposo, padre, fratello. I miei concittadini persecutori, giovandosi de’ manigoldi stranieri, proscrissero improvvisamente il mio nome; nè ho potuto, o Lauretta, lasciarti neppure l’ultimo addio.
Quand’io penso all’avvenire e mi chiudo gli occhi per non conoscerlo, e tremo e mi abbandono con la memoria a’ giorni passati, io vo per lungo tratto vagando sotto gli alberi di queste valli, e mi ricordo le sponde del mare, e i fuochi lontani, e il canto del gondoliere. M’appoggio ad un tronco — sto pensando: il cielo me l’avea conceduta; ma l’avversa fortuna me l’ha rapita! traggo il suo fazzoletto: infelice chi ama per ambizione! ma il tuo cuore, o Lauretta, è fatto per la schietta natura: m’ascugo gli occhi, e torno sul far della notte alla mia casa.
Che fai tu frattanto? torni errando lungo le spiagge e mandando preghiere e lagrime a Dio? — Vieni! tu corrai le frutta del mio giardino; tu berrai nella mia tazza, tu mangerai del mio pane, e ti poserai sovra il mio seno e sentirai come batte, come oggi batte assai diversamente il mio cuore. Quando si risveglierà il tuo martirio, e lo spirito sarà vinto dalla passione, io ti verrò dietro per sostenerti in mezzo al cammino, e per guidarti, se ti smarrissi, alla mia casa; mai ti verrò dietro tacitamente, per lasciarti libero almeno il conforto del pianto. Io ti sarò padre, fratello — ma, il mio cuore — se tu vedessi il mio cuore! — una lagrima bagna la carta e cancella ciò che vado scrivendo.
Io la ho veduta tutta fiorita di gioventù e di bellezza; e poi impazzita, raminga, orfana; e la ho veduta baciare le labbra morenti del suo unico consolatore — e poscia inginocchiarsi con pietosa superstizione davanti a sua madre lagrimando e pregandola, acciocché ritirasse la maledizione che quella madre infelice aveva fulminata contro la sua figliuola. — Così la povera Lauretta mi lasciò nel cuore per sempre