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ultime lettere d’jacopo ortis 53

a me pure, fuor d’intenzione, è venuto fatto un mosaico. — In un libretto inglese ho trovato un racconto di sciagura; e mi pareva a ogni frase di leggere le disgrazie della povera Lauretta: — il Sole illumina da per tutto ed ogni anno i medesimi guai su la terra! — Or io per non parere di scioperare, mi sono provato di scrivere i casi di Lauretta, traducendo per l’appunto quella parte del libro inglese, e togliendovi, mutando, aggiungendo assai poco di mio, ho raccontato il vero, mentre forse il mio testo è romanzo. Io voleva in quella sfortunata creatura mostrare a Teresa uno specchio della fatale infelicità dell’amore. Ma credi tu che le sentenze, e i consigli, e gli esempj de’ danni altrui giovino ad altro fuorché a irritare le nostre passioni? Inoltre in cambio di narrare di Lauretta, ho parlato di me: tale è lo stato dell’anima mia; torna sempre a tastare le proprie piaghe — però non mi pare di lasciar leggere questi tre o quattro fogli a Teresa; le farei più male che bene — e per ora lascio anche stare di scrivere — Tu leggili. Addio.


FRAMMENTO DELLA STORIA DI LAURETTA.


«Non so se il cielo badi alla terra. Pur se ci ha qualche volta badato (o almeno il primo giorno che la umana razza ha incominciato a formicolare) io credo che il Destino abbia scritto negli eterni libri:


l’uomo sarà infelice.


Nè oso appellarmi di questa sentenza, perchè non saprei forse a che tribunale, tanto più che mi giova crederla utile alle tante altre razze viventi ne’ mondi innumerabili. Ringrazio nondimeno quella Mente che, mescendosi all’universo degli enti, li fa sempre rivivere distruggendoli; perché con le miserie, ci ha dato almeno il dono del pianto, ed ha punito coloro che con una insolente filosofia si vogliono ribellare dalla umana sorte, negando loro gl’inesausti piaceri della compassione — Se vedi alcuno addolorato e piangente non piangere1. Stoico! or non sai tu che le lagrime di un uomo compassionevole sono per l’infelice più dolci della rugiada su l’erbe appassite?

O Lauretta! io piansi con te sul sepolcro del tuo povero amante, e mi ricordo che la mia compassione disacerbava l’amarezza del tuo dolore. T’abbandonavi sovra il mio seno, e i tuoi biondi capelli mi coprivano il volto, e il tuo pianto

  1. Epitteto, Manuale, XXII.